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La copertina del volume: Bernard Berenson alla Galleria Borghese nel 1955. Foto di David Seymour © David Seymour / Magnum Photos

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La copertina del volume: Bernard Berenson alla Galleria Borghese nel 1955. Foto di David Seymour © David Seymour / Magnum Photos

BB, il connoisseur portentoso

Luca Scarlini

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Rachel Cohen era stata presentata da Adelphi nel 2006 con il curioso Un incontro casuale, in cui narrava di occasioni personali che avevano alimentato in modo sorprendente e spesso bizzarro la cultura statunitense. In questo volume affronta uno dei destini più imprendibili del Novecento, quello di Bernard Berenson, che dalla natìa Butrimonys, in Lituania, dove nel 1941 la comunità ebraica a cui apparteneva venne distrutta dai nazisti e dai loro sostenitori locali, passò a Boston, dove si mise in luce, per poi approdare in Italia, alla fiorentina Villa dei Tatti, che trasformò in un centro importantissimo per gli studi sull’arte rinascimentale, legandolo all’Università di Harvard.

Figura fascinosa e controversa, sospeso tra il mondo ruvido dei mercanti (la Cohen ben descrive il famoso processo in cui lo costrinse a parlare Jospeh Duveen, intorno all’autenticità di una versione non studiata de «La belle Ferronnière» di Leonardo) e gli operosi studi nel suo «buen retiro», dove le signore della sua vita Mary Pearsall Smith, storica dell’arte e consorte, Nicky Mariano, segretaria e organizzatrice, lo coadiuvavano in una ricerca infinita su opere e autori, la cui sintesi si trova nei fortunati volumi dei Pittori italiani del Rinascimento, destinati a larghissimo successo. Da numerosi passi nel volume, è evidente che sarebbe peraltro il momento di recuperare il Berenson diarista e epistolografo. Abscondita negli ultimi anni ha ripubblicato i saggi maggiori: Adelphi nel 1993 mandò in libreria lo spinoso carteggio con Roberto Longhi (Lettere e scartafacci, a cura di Cesare Garboli), mentre la vivacissima casa editrice di Padova Il Poligrafo, specializzata in testi rari di autrici italiane, ha presentato lo scorso anno il carteggio con Paola Drigo (con il titolo Come un fiore fatato), mentre da molti anni è introvabile il magnifico epistolario con Clotilde Marghieri (Lo specchio doppio, che uscì negli anni ’80 da Rusconi).

Tra personaggi celebri, disastri della Storia, attribuzioni clamorose, Rachel Cohen disegna il personaggio capitale della definizione del valore dell’arte nel Novecento, a cui si recavano in pellegrinaggio numerosi possessori di dipinti, per scoprire che l’opera di loro proprietà era solo una copia, o peggio, un falso. Ma ai Tatti andava anche la regina del mambo Katherine Dunham, per verificare una suggestione iconografica, e infinite altre figure di un mondo per cui il maestro lituano aveva sempre mantenuto intatta la curiosità.


Bernard Berenson. Da Boston a Firenze, di Rachel Cohen, traduzione di Mariagrazia Gini, 327 pp., Adelphi, Milano 2017,  € 32,00

La copertina del volume: Bernard Berenson alla Galleria Borghese nel 1955. Foto di David Seymour © David Seymour / Magnum Photos

Luca Scarlini, 08 giugno 2017 | © Riproduzione riservata

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