Arturo Martini, prodigi e ombre

Elena Pontiggia è da sempre paladina dell’opera di Arturo Martini, a cui ora dedica una appassionata e documentatissima biografia. Nella vicenda, complessa e piena di alti e bassi, dell’artista trevigiano sta in primo luogo un carattere irriducibile e una sicura vocazione all’arte. La madre, Maria, che disperatamente voleva essere un personaggio, lo chiamava «Dante», in omaggio al Poeta, che sarebbe passato nella Marca, come vogliono le tradizioni locali, ed era pronto a qualsiasi cosa (anche a vendere le lenzuola di casa) per far progredire gli studi del figlio. Da lì si sviluppa un percorso accidentato, in cui il successo giunge per gradi, finché l’artista diventa punto di riferimento nell’Italia degli anni Trenta, e gli viene richiesto di dirigere la Accademia di Belle Arti di Venezia.
Martini, che aveva nel frattempo pubblicato il suo radicale intervento teorico Scultura lingua morta,
...
(l'articolo integrale è disponibile nell'edizione su carta)