Antiriciclaggio: negli Stati Uniti stretta per il mercato

Il governo è sempre più attivo contro chi usa l’arte per «ripulire» denaro sporco

Galleristi, antiquari, artisti e collezionisti chiamati a un esercizio di equilibrismo per evitare le sanzioni antiriciclaggio. © Loic Leray
Marie Elena Angulo, Nicole Chipi |

Negli ultimi anni nel Governo degli Stati Uniti è aumentata la preoccupazione per il potenziale utilizzo di opere d’arte di valore superiore a 100mila dollari per riciclare denaro evitando le relative sanzioni. In particolare sono l’anonimato e la riservatezza, aspetti tipici del commercio d’arte, a rendere il mercato dell’arte attraente per coloro che cercano di nascondere sia la loro identità sia la fonte dei loro fondi. Il Governo statunitense auspica che i partecipanti al mercato dell’arte, compresi gallerie e broker, sviluppino programmi di conformità e «due diligence» che identifichino tali cattivi attori e interrompano le transazioni che coinvolgono persone o entità sanzionate.

Questo onere normativo è però spesso malaccetto dai venditori. Nell’ottobre 2020, l’Ofac-Office of Foreign Assets Control (l’organismo che monitora il regime delle sanzioni economiche negli Stati Uniti) ha emesso un avviso non legalmente vincolante per i partecipanti al mercato che ha identificato il mercato dell’arte come notevolmente vulnerabile e permeabile a persone fisiche o giuridiche particolarmente opache. L’Advisory Ofac ha seguito l’azione legale del 2019 contro Nazem Ahmad, un collezionista d’arte e gallerista accusato di eludere le sanzioni antiterrorismo statunitensi utilizzando la sua collezione multimilionaria e la galleria d’arte di Beirut per finanziare Hezbollah.

Allo stesso modo la Commissione del Senato degli Stati Uniti per la sicurezza interna e gli affari governativi ha spiegato nel dettaglio come diversi oligarchi russi usassero società di comodo per acquistare opere d’arte di grande valore per evitare le sanzioni imposte contro di loro. In particolare, quel rapporto descriveva il mercato dell’arte come «il più grande mercato legale e non regolamentato degli Stati Uniti». Più di recente, a gennaio il Congresso degli Stati Uniti ha promulgato l’Anti-Money Laundering Act 2020, imponendo ai mercanti di antichità di attuare misure che li porteranno a conformarsi ai requisiti antiriciclaggio della US Bank nell’ambito del «Secrecy Act».

Che cosa riguardano le sanzioni dell’Ofac?
Variano di ambito in ambito: alcune sono specifiche per Paese (ad esempio Cuba, Iran, Corea del Nord), altre si concentrano su attività identificate (ad esempio antiterrorismo, traffico di droga), piuttosto che individui o entità appositamente definiti (i cosiddetti Sdn). Possono, infine, anche combinare diffusi divieti a livello di Paese con sanzioni mirate contro entità o individui specifici (ad esempio Venezuela, Russia, Nicaragua e Siria). L’elenco Sdn contiene più di 6mila nomi di individui, gruppi e soggetti giuridici.

Chi è sanzionabile?
L’Ofac vieta ai cittadini e ai titolari di green card, indipendentemente da dove si trovino, di effettuare transazioni con parti situate in Paesi bloccati o presenti nell’elenco Sdn. Tali leggi possono essere applicate anche a cittadini non americani che hanno beni o altri contatti stabili con gli Stati Uniti. Le sanzioni sono dure: i partecipanti al mercato dell’arte consapevolmente impegnati in una transazione proibita potrebbero trovarsi nell’elenco Sdn e vedere le loro risorse subito congelate. Quindi nel mirino ci sono tutte le gallerie d’arte, i musei, i mercanti, le case d’asta e altri partecipanti al mercato dell’arte situati negli Stati Uniti, nonché tutti i cittadini americani che conducono attività artistiche in qualsiasi parte del mondo.

Inoltre, qualsiasi partecipante al mercato dell’arte, indipendentemente dalla sua posizione geografica, può essere soggetto all’Ofac se conduce attività o possiede beni negli Stati Uniti, o se facilita una violazione dell’Ofac impegnandosi in transazioni con soggetti sotto il blocco dell’Ofac stesso. In poche parole, gallerie e mercanti non statunitensi che partecipano a fiere d’arte statunitensi, vendono opere d’arte a clienti statunitensi, impiegano persone statunitensi, possiedono beni statunitensi o utilizzano il sistema bancario statunitense, devono prestare attenzione. L’advisory dell’Ofac incoraggia i partecipanti al mercato dell’arte a implementare un programma di conformità alle sanzioni basato sul rischio e a condurre una «due diligence» per mitigare il pericolo di effettuare transazioni con soggetti bloccati.

Alcuni partecipanti hanno stabilito procedure antiriciclaggio volontarie, incluso lavorare solo con controparti controllate, lo svolgimento di «due diligence», il divieto di transazioni in contanti e le transazioni solo attraverso banche rispettabili. Le parti impegnate in una transazione artistica di alto valore devono anche controllare tutte le controparti rispetto all’elenco Sdn. L’Ofac ha fornito indicazioni su come stilare un adeguato programma di conformità delle sanzioni basato sul rischio. Le componenti essenziali sono cinque, tra cui specifiche valutazioni del rischio su taluni soggetti giuridici che acquistano sovente opere di grande valore, l’implementazione di controlli frequenti e l’aggiornamento delle liste Sdn, test e audit completi e obiettivi, e un programma di formazione.

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