Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliTorino. Ezio Gribaudo (1929) si è dedicato al nudo sin dagli esordi e ha prodotto durante tutta la sua carriera una grande quantità di opere, ora riordinate dalla Pinacoteca Albertina nella monografica «Gribaudo. La figura a nudo», curata da Edoardo Di Mauro e visitabile sino a domenica 17 aprile.
Nel percorso cronologico sono esposti dipinti, disegni e piccole sculture datati dal 1951 a oggi. I primi lavori in terracotta grezza ricordano giunoniche veneri della fertilità: sono sculture dal sapore naif che suggeriscono continuità tra il corpo e la terra. In un dipinto coevo, l’artista torinese raffigura una donna dai colori terrosi, stretta in un sensuale abbraccio con il cielo e la terra. Più rara è la figura maschile, protagonista di uno dei dipinti in mostra ove compare di spalle, in posizione eretta e di un rosso sanguigno intenso, assurgendo a metafora della forza fisica e spirituale. Ricco di rimandi simbolici è «Omaggio a Egon Schiele» del 1970, in cui diversi corpi di donne, da quella rinascimentale a quella ispirata al pittore austriaco, suggeriscono come nel corso dei secoli siano mutate la rappresentazione e la percezione della femminilità.
Degli anni Novanta sono esposti alcuni disegni ove pochi ed essenziali tratti delineano corpi sfatti e sovrappeso dalle volumetrie accentuate, simili a paesaggi desolati. Nello stesso periodo Gribaudo realizza una serie di angeli, figure asessuate attraverso cui l’uomo si rispecchia e si relazione con il divino. Tra i lavori più recenti vi sono infine il dipinto di una donna incinta dal volto vagamente abbozzato e il disegno di una fanciulla con intense labbra rosse, due immagini cui si lega una materna idea di sensualità.
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