Ambrogio Lorenzetti raffinato e costoso

Prima fase del restauro sulla «Croce dipinta» per la Chiesa di San Niccolò al Carmine a Siena

Particolare della «Croce dipinta» di Ambrogio Lorenzetti. Foto di Serge Domingie
Laura Lombardi |  | Siena

Su progetto della Direzione regionale Musei della Toscana e con il sostegno della Fondazione Friends of Florence, si è conclusa la prima fase del restauro della «Croce dipinta» realizzata da Ambrogio Lorenzetti negli anni Trenta del Trecento per la Chiesa di San Niccolò al Carmine e conservata nella Pinacoteca Nazionale.

Il restauro, affidato a Muriel Vervat, ha tenuto conto delle vicende conservative che ne hanno reso la lettura molto frammentaria: l’obiettivo è recuperare il più possibile la materia originale, per poi proseguire con la reintegrazione cromatica delle lacune. Le analisi diagnostiche eseguite dal Cnr, con il prelievo di cinque microcampioni della materia originale, hanno offerto risposte riguardo la tecnica esecutiva, in legno di pioppo, secondo la tradizione toscana, rivestita da una tela, secondo il metodo antico descritto anche da Cennino Cennini.

La rilevanza della committenza è testimoniata dal sangue che scorre sul corpo del Cristo, eseguito con due tipi di rosso: uno ricavato dal cinabro e uno più scuro e brillante in lacca rossa, ottenuto col rosso kermes, un pigmento più costoso dell’oro. La lavorazione della foglia d’oro sul fondo del dipinto, per conferire alla superficie i toni caldi, e di quella d’argento, per il bordo in rilievo, con toni più freddi, sono valorizzate da decori con un pigmento verde a base di rame. Scelte raffinate pensate per la luce vibrante delle candele.

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