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Luigi Norfini, «Vittorio Emanuele II e gli zuavi a Palestro», 1863, Torino, Museo Nazionale del Risorgimento italiano

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Luigi Norfini, «Vittorio Emanuele II e gli zuavi a Palestro», 1863, Torino, Museo Nazionale del Risorgimento italiano

Da Lucca a Pescia la prima grande mostra monografica di Luigi Norfini

Nel bicentenario della nascita, i suoi dipinti sono messi a confronto con quelli di altri protagonisti della pittura del Risorgimento, da Giovanni Fattori a Silvestro Lega e Telemaco Signorini 

A una figura poco conosciuta dal grande pubblico, ma nota agli studiosi, Luigi Norfini (Pescia, 1825-Lucca, 1909), è dedicata la mostra «Il pittore del Re. Luigi Norfini nell’Italia del Risorgimento» (20 dicembre-26 aprile 2026), a cura di Luisa Berretti, Emanuele Pellegrini ed Ettore Spalletti e organizzata in occasione del bicentenario della nascita dell’artista. Articolata in più sedi, la rassegna ha il suo fulcro nella Casermetta del Museo Nazionale di Villa Guinigi, dove sono riuniti per la prima volta dipinti del maestro (alcuni provenienti dagli eredi del pittore), messi a confronto con opere dei protagonisti della pittura del Risorgimento, da Giovanni Fattori, di cui Norfini fu amico e coetaneo, a Silvestro Lega e Telemaco Signorini, con prestiti provenienti da musei di Milano, Torino e Firenze e da collezioni private, molti dei quali mai esposti al pubblico. Altre sedi della mostra sono le sale di Palazzo Mansi e il Museo Palazzo Galeotti di Pescia (Pt), in cui già si trovano esposte opere del maestro (ora segnalate ad hoc per il percorso espositivo) ma che, nel caso di Pescia, erano in parte conservate nei depositi. Come osserva Luisa Berretti, attualmente alla direzione dei Musei Nazionali di Lucca, oltre che di quello di Arte Mediovale e Moderna di Arezzo: «La mostra sigla l’importante passo dell’autonomia raggiunto dai Museo Nazionali di Lucca (sebbene ancora non sia stato nominato il dirigente, Ndr), lo sforzo collettivo di più enti, tra l’Imt, la Scuola Alti Studi di Lucca, per far ripartire un’attività espositiva che, se si eccettua la mostra dedicata a Pietro Nocchi, era pressoché stata interrotta. Ciò è stato reso possibile anche grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca».

Il titolo scelto si riferisce alla fede patriottica di Norfini, che combatté volontario nella battaglia di Curtatone (1848) lasciandone vive testimonianze in una serie di disegni sul campo; fede che lo lega al gruppo macchiaiolo del Caffé Michelangelo, dove le lotte per la nuova arte si fondevano con le aspirazioni a una nuova identità nazionale. Tuttavia, a differenza di questi ultimi, perlopiù ferventi mazziniani, Norfini (il cui nome è comunque nel 1864 tra gli iscritti alla «Fratellanza Artigiana fiorentina»), diviene, dopo l’Unità d’Italia, uno dei pittori prediletti di Casa Savoia, autore di grandi quadri di battaglia e raffinato ritrattista dei sovrani e della nuova borghesia dell’Italia unita; tanto che il suo nome è forse, all’epoca, perfino più in vista di quello di artisti amici, tra cui lo stesso Fattori. Giungono infatti in mostra le due monumentali battaglie in prestito rispettivamente dal Museo Nazionale del Risorgimento di Torino e da quello di Milano: «Vittorio Emanuele II e gli zuavi. Vittoria di Palestro» (1863), restaurata in occasione della mostra dal Centro Conservazione Restauro La Venaria Reale, e «Carlo Felice Nicolis, conte di Robilant, ferito alla mano sinistra continua a dare ordini alla sua artiglieria, detta anche La Battaglia di Novara» (1859).

Il legame con i protagonisti dell’identità nazionale è ricordato, inoltre, dalla vicinanza a Bettino Ricasoli, per il cui castello dipinge tele che ritraggono scene di vita domestica in quel luogo, figurando anche all’Esposizione Universale di Parigi del 1867 (in mostra è la «Visita del re Vittorio Emanuele al Castello di Brolio»). Tra i collezionisti di Norfini è poi Frederick Stibbert, per la cui dimora fiorentina dipinge «Il duca di Monmouth che chiede perdono» (1873). Docente in istituzioni accademiche fiorentine e lucchesi (a Lucca ricoprì anche il ruolo di direttore dell’Istituto d’arte), con allievi quali Luigi de Servi e Antonio Discovolo, Norfini si dedica intensamente all’attività pubblica lucchese, facendo della città un punto di riferimento per la cultura figurativa locale e nazionale: «La mostra, come pure il catalogo (edito da Maria Pacini Fazzi, Ndr) evidenzia questo suo ruolo di catalizzatore culturale, sottolinea Berretti. Norfini si impegnò molto per la salvaguardia del patrimonio artistico, fece parte della commissione consultiva per le Belle Arti; rilevante è poi il suo legame con Enrico Ridolfi, l’impegno per la tutela dei monumenti lucchesi e la partecipazione a quel processo che porterà alla Legge Bottai». 

Luigi Norfini, «Clemente VII nell’atto di studiare le carte dell’assedio di Firenze», 1884

Luigi Norfini, «Umberto I di Savoia a cavallo», 1880-85

Laura Lombardi, 18 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

Da Lucca a Pescia la prima grande mostra monografica di Luigi Norfini | Laura Lombardi

Da Lucca a Pescia la prima grande mostra monografica di Luigi Norfini | Laura Lombardi