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Alta moda in alta quota

Da Dior e Nina Ricci per Air France a Laurence Xu per Hainan Airlines, da Mondrian e Bilotta per Alitalia a Louboutin per Qantas, gli stilisti firmano le divise di hostess e steward. Le colleziona uno di loro, Cliff Muskiet

Dalle cabine degli aerei alle sale dei musei. Le uniformi delle hostess delle compagnie aeree sono esposte alla Kunsthal di Rotterdam come fossero abiti di alta moda e la mostra «Cabin crew. Fashion in the air», aperta dal 23 settembre al 4 febbraio 2018, si visita come quella di una grande griffe. E perché no? Torniamo indietro solo di un paio di mesi. Luglio 2017. Non è forse sulle passerelle della fashion week parigina che la Hainan Airlines, una delle maggiori compagnie cinesi, ha presentato le sue nuove divise per hostess e steward? Abiti che portano la firma dello stilista cinese, attivo a Parigi, Laurence Xu, e che in materia di eleganza non hanno nulla da invidiare ai modelli della haute couture. In questo caso la divisa delle hostess è ispirata al cheongsam, l’abito tradizionale cinese delle grandi occasioni; per gli steward, giacca a collo mao e ampi, morbidi, cappotti grigio perla. Un taglio netto con la precedente uniforme blu scuro, più classica e austera. Le compagnie non esitano a fare appello agli stilisti più celebri per vestire il loro personale di bordo da quando, negli anni Sessanta, insieme al nuovo più veloce Boeing 707, la figura della hostess è diventata un mito.

Le cabine degli aerei si trasformano in passerelle e le hostess in top model che portano nel mondo l’identità della compagnia e raccontano anche lo stile di un’epoca. L’immagine della compagnia di bandiera francese Air France, per esempio, è passata per l’eleganza senza tempo di Dior nel 1963, gli stivaloni sexy di Balenciaga nel ’69, le camicette a quadri di Louis Féraud nell’87 e l’ensemble blu di Nina Ricci del ’97, fino al ritorno dell’uniforme da capitano con Christian Lacroix nel 2002. Nel 2012, il patron della Virgin America, il miliardario Richard Branson, aveva optato per una griffe giovane come Banana Republic, mentre nel 2013 l’australiana Qantas aveva scelto il tocco sexy dell’impermeabile da detective disegnato da Martin Grant e le scarpe a suola rossa Louboutin.

E come si fanno notare, alle porte d’imbarco, i modelli retrò, dal taglio impeccabile e femminile, che indossano dall’anno scorso le dipendenti di Alitalia... Le divise dello stilista milanese Ettore Bilotta hanno sostituito l’uniforme di Mondrian indossata sugli aerei dell’Alitalia per vent’anni. C’è chi ha fatto di questi abiti la sua passione. Cliff Muskiet, olandese, assistente di volo per Klm Royal Dutch Airlines, è il più grande collezionista al mondo di divise per hostess. Dai primi anni Ottanta a oggi ne ha raccolte più di 1.400 di oltre 500 compagnie aeree, che presenta sul suo sito uniformfreak.com.

La Kunsthal, che ama far scoprire ai visitatori collezioni poco note e originali, ne allestisce ora una selezione. Presentando la mostra, Muskiet ha raccontato le difficoltà che incontra a ottenere un nuovo modello da inserire nella collezione. Le divise infatti, che sono destinate al solo personale, non si trovano in vendita. Allora l’unica soluzione è alzare il telefono per chiedere la collaborazione delle compagnie stesse e sperare nei doni dei colleghi. I suoi modelli preferiti sono le divise «psichedeliche» che si portavano all’alba degli anni Settanta. Come l’uniforme «arlecchino» con l’elmetto di plastica disegnata da Emilio Pucci per la Braniff International (1966-68) e l’abitino mini con berretto da vigile della Delta Air Lines (1969-70).

Luana De Micco, 18 settembre 2017 | © Riproduzione riservata

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