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Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliNew York. Tra gli eventi più significativi delle celebrazioni per il 150mo anniversario della nascita del Metropolitan vi è la riapertura il 2 marzo dell’ala dedicata alle arti decorative britanniche. Una sequenza di 10 sale, riallestite da Robin Standefer e Stephen Alesch (Roman and Williams Buildings and Interiors), accolgono circa 700 opere coprendo l’arco temporale di quattro secoli (1500-1900) in cui la Gran Bretagna strutturò un impero coloniale che funzionò anche come grande mercato e risorsa di materie prime, portando alla nascita del commercio globale e di una realtà imprenditoriale che dall’artigianato passa all’industrializzazione, dal pezzo unico a una produzione in serie volta a soddisfare la vanità sociale di una nuova e ambiziosa middle class.
«La straordinaria collezione di arti decorative britanniche del Met non ha uguali su questa sponda dell’Atlantico, ha dichiarato Max Hollein, direttore del museo. Anche grazie al nuovo, avvincente allestimento, ogni oggetto incarna una storia che può essere letta da svariate angolazioni: una bellissima teiera parla certo di una prospera economia commerciale, ma anche dello sfruttamento legato al commercio del tè. Il risultato è un attento esame dell’impero britannico e della sua sorprendente eredità».
Strizza invece un occhio alla Brexit il lead curator delle nuove gallerie, Wolf Burchard: «Sembra particolarmente opportuno interrogarsi sulla creatività britannica in un momento in cui il Regno Unito sta rivalutando il suo ruolo sulla scena europea e globale. La storia dell’arte britannica è tutt’altro che isolata, dato che per secoli la fiorente economia inglese ha incoraggiato il commercio di beni di lusso stranieri, attraendo dall’estero artisti e artigiani».
Tra le opere più significative spicca non a caso il busto in terracotta del cardinale John Fisher (1510-15) del fiorentino Pietro Torrigiano, «nemico» di Michelangelo, che scelse di stabilirsi proprio in Inghilterra, oltre alla figura di commerciante modellato in Cina dall’artista cantonese Amoy Chinqua (1719), preziose ceramiche Wedgwood, arredi neogotici di A.W.N. Pugin e rivoluzionari oggetti disegnati negli anni ’80 del XIX secolo da Christopher Dresser.
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