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Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliFino al 21 agosto una mostra al Kunstmuseum di Berna intende scandagliare una parte molto delicata della sua storia: le acquisizioni nelle proprie collezioni, a fine anni Trenta, di opere esecrate dal regime nazista
«Maestri della modernità. Arte “degenerata” al Kunstmuseum di Berna» presenta, per la cura di Daniel Spanke, 35 opere di artisti quali Kandinskij, Kirchner, Chagall, Klee, Marc, Picasso, Mondrian, Ernst, Grosz, Dix, Itten, Jawlenskj, Nolde ed El Lissitzkj. La storia di queste opere si innesta in una stagione tra le più drammatiche dell’uomo, quella hitleriana, che sconvolse, oltre all’Europa, anche le avanzate istituzioni culturali di un Paese come la Germania, che, prima dell’avvento del nazismo nel 1933, aveva messo sempre la cultura moderna al primo posto.
Ma nel 1937 una mostra a Monaco di 650 opere di artisti espressionisti, cubisti, dadaisti, surrealisti, astratti e impressionisti (itinerante in 11 città tedesche e austriache), presentò l’arte contemporanea in forma di pubblico ludibrio. Molte altre opere, facenti parte di collezioni museali, vennero distrutte, mentre alcune vennero riposte negli scantinati dei musei.
E da lì che molte di queste opere, mediante funzionari dello stesso regime che volevano trarne guadagni, o altri, preoccupati per il destino di questa importante testimonianza della sensibilità moderna, riuscirono a essere clandestinamente acquisite da intermediari che le portarono all’estero, anche in Svizzera. Fu infatti a Lucerna che nel giugno 1939 si svolse, presso la Galerie Fischer, un’asta dal titolo: «Dipinti e sculture di maestri moderni provenienti da musei tedeschi». È in questa occasione che il Kunstmuseum di Berna acquista le opere, oggi esposte come forma di riflessione sul passato e sul presente.
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