«Fauno bianco che suona l’aulos» (1946, particolare), di Pablo Picasso, Antibes, Musée Picasso. Foto: © ImageArt - Claude Germain. © Succession Picasso 2020

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«Fauno bianco che suona l’aulos» (1946, particolare), di Pablo Picasso, Antibes, Musée Picasso. Foto: © ImageArt - Claude Germain. © Succession Picasso 2020

Accordi picassiani

Che ruolo svolse realmente la musica nell’opera del maestro spagnolo?

Picasso dipinse chitarre cubiste, suonatori di flauto e saltimbanchi musicisti. Ma che ruolo svolse realmente la musica nell’opera e nel pensiero del maestro andaluso? Il Musée de la Musique della Philarmonie di Parigi si è posto il quesito in una mostra originale dal titolo «Le musiche di Picasso» aperta dal 22 settembre al 3 gennaio.

All’amica critica d’arte Hélène Parlemin un giorno Picasso disse: «Quando si parla d’arte astratta si dice che è musica. Quando si vuole parlare bene di qualcosa, si dice che è musica. Tutto diventa musica. Credo che sia per questo motivo che la musica non mi piace».

È evidente invece che la musica è stata centrale nell’opera di Picasso, sin dagli anni di Barcellona, dove frequentò il cabaret Els Quatre Gats, e poi a Parigi dove il circo Medrano gli ispirò la figura dell’Arlecchino musicista e dove schizzò i ritratti delle ballerine del Moulin Rouge.

La mostra, composta da 250 opere è stata realizzata in collaborazione con il Musée Picasso Paris. Una sezione è dedicata agli strumenti cubisti, una alla collaborazione con i Balletti Russi.

Si parla anche delle amicizie che Picasso strinse con diversi musicisti, tra cui il violoncellista Rostropovic e i membri del circolo musicale del Groupe des Six. Tra loro c’era anche il compositore Francis Poulenc, di cui realizzò il ritratto.

«Fauno bianco che suona l’aulos» (1946, particolare), di Pablo Picasso, Antibes, Musée Picasso. Foto: © ImageArt - Claude Germain. © Succession Picasso 2020

Luana De Micco, 20 settembre 2020 | © Riproduzione riservata

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Accordi picassiani | Luana De Micco

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