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È a Giosetta Fioroni che Enzo Cannaviello ha affidato il compito di traghettare il suo Studio d’Arte dalla sede attuale, in piazzetta Bossi, a quella in cui si trasferirà a settembre. Fino al 25 maggio presenta, infatti, una mostra di suoi lavori degli anni ’60 e ’70, quando l’artista romana (1932) esordiva con le diafane opere che il suo compagno di vita, lo scrittore Goffredo Parise, definiva «Argenti: diapositive di sentimenti».
La mostra riunisce oltre 20 suoi lavori di quella serie, tra carte e tele di medie dimensioni, realizzate con lo smalto d’alluminio. In essi ci s’imbatte in figure sospese, tracciate sul fondo chiaro con quel suo tratto discontinuo e allusivo: in prevalenza immagini di protagoniste dello star system (erano gli anni della Pop art e lei, con Schifano, Angeli e Festa, formava il gruppo della «Scuola di Piazza del Popolo», declinazione italiana di quel linguaggio) ma anche di bambini o citazioni di opere famose della storia dell’arte.
«Abbraccio», 1965, di Giosetta Fioroni
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