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Può un software farci vedere con nuovi occhi i capolavori dell’arte del passato? E, soprattutto, è in grado di farlo attraverso le immagini del presente? È questa la sfida lanciata dal nuovo progetto online della Tate di Londra, Recognition
- Federico Florian
- 15 dicembre 2016
- 00’minuti di lettura


Abbinare, associare e nominare
Può un software farci vedere con nuovi occhi i capolavori dell’arte del passato? E, soprattutto, è in grado di farlo attraverso le immagini del presente? È questa la sfida lanciata dal nuovo progetto online della Tate di Londra, Recognition
- Federico Florian
- 15 dicembre 2016
- 00’minuti di lettura
Federico Florian
Leggi i suoi articoliUn progetto tutto italiano, firmato dal centro di ricerca Fabrica (parte del trevigiano gruppo Benetton) e sviluppato con il supporto di JoliBrain, una compagnia di Tolosa di specialisti in intelligenza artificiale. Recognition funziona sulla base di un principio comparativo: da un lato le riproduzioni delle opere dalla collezione della Tate, dall’altro le immagini tratte dall’archivio dell’agenzia di stampa Reuters. Un confronto visuale che avviene attraverso quattro diverse tipologie di algoritmo: riconoscimento dell’oggetto, del volto, della composizione e del contesto all’interno dell’immagine.
Un post-moderno (e illimitato) atlante Mnemosyne, che avrebbe fatto invidia ad Aby Warburg. Tra le doppiette visibili sul sito di Recognition, ad esempio, una fotografia che ritrae Obama con il Primo Ministro indiano Modi e un ritratto di Meredith Frampton. Un accattivante strumento di decodificazione visiva, che si è aggiudicato l’IK Prize 2016 per l’Innovazione Digitale.
Quante volte ci è capitato di non saper riconoscere l’autore di un dipinto o di una scultura in assenza di didascalia? Una nuova app per smartphone, Magnus, sembrerebbe nata per colmare le nostre lacune storico-artistiche. Definita da Magnus Resch (il suo ideatore) lo «Shazam dell’arte» (Shazam è un’app per il riconoscimento di tracce musicali), l’applicazione (assolutamente gratuita) consente di ottenere informazioni sull’autore, il titolo, i materiali e persino i prezzi dell’opera in questione scattando una semplice fotografia con il proprio telefonino.
«Trasparenza» è il principio alla base di Magnus: un prezioso insieme di dati oggettivi e accurati su un determinato lavoro d’artista al servizio di critici e collezionisti. Tuttavia l’app, lanciata lo scorso aprile, pare attraversare un momento critico: a causa di un’istanza di violazione di copyright avanzata da tre gallerie tedesche, oltre che alla resistenza dei concorrenti Artsy e Artfacts, Magnus è stata temporaneamente rimossa dall’Apple Store. Ma Resch non sembra lasciarsi scoraggiare. «Pur essendo messi a dura prova dalla stampa e minacciati da cause legali, combatteremo e vinceremo, ha recentemente dichiarato. L’app sarà presto nuovamente disponibile».