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Poggio del Molino

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Poggio del Molino

A Poggio del Molino gli antichi Romani cercano voti

Un progetto di archeologia condivisa con i cittadini presso Baratti, in Toscana, in gara sul web. Lo descrive l’archeologa e giornalista Cinzia Dal Maso

Stefano Miliani

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Poggio del Molino (Livorno). Sulla costa toscana, presso Piombino, su un promontorio tra la spiaggia di Rimigliano e il Golfo di Baratti, a Poggio del Molino c’è uno scavo attivo da dieci anni tra resti romani che ambisce a diventare parco archeologico a tutti gli effetti. Affinché ciò avvenga chi guida le ricerche, l’archeologa Carolina Megale, di Livorno, ha iscritto il sito a una gara online per vincere un bando e ottenere i fondi. L’obiettivo è avere strutture più appropriate per proseguire le ricerche, creare percorsi per disabili, punti d’osservazione e, in sostanza, rendere i cittadini della zona e i vacanzieri dell’estate partecipi condividendo conoscenza e la bellezza di questo scorcio di costa.

Sul mare, intorno al II secolo a.C., qui i Romani eressero una fortezza contro i pirati; quando il Tirreno si fece più sicuro per Roma alla fine del I secolo a.C. la costruzione divenne una fattoria dove si produceva garum (salsa di pesce), finché, tra il II e il III secolo d.C. si trasformò in una lussuosa villa con giardino e colonne.
Descrive la «campagna» web Cinzia Dal Maso, archeologa, giornalista, responsabile del sito www.archeostorie.it, che ha a cuore il futuro di queste ricerche: «Negli anni ’70 si era scavato lì per volontà di quel grande archeologo che era Riccardo Francovich. Poggio del Molino doveva essere terzo polo archeologico dei parchi della Val di Cornia, il Comune di Piombino acquistò il terreno da privati nel 2014 e giustamente vuole metterlo a disposizione di tutti i cittadini. L’archeologa Carolina Megale, che collabora con l’università di Firenze, dirige lo scavo attraverso un’associazione e per finanziarsi si è appoggiata all’Earthwatch Institute, un istituto nordamericano che promuove progetti di ricerca disposti ad accogliere cittadini». In altre parole, ogni anno dagli Stati Uniti americani di varia età ed estrazione pagano vitto, alloggio e una quota per collaborare agli scavi, e vivere una vacanza in modo originale. C’è chi viene da anni. E quei soldi servono a pagare gli archeologi di professione. Ma non possono certo bastare.

«Servono un viale di ingresso, avere cartelloni per segnalare lo scavo, una struttura di accoglienza minima affinché i cittadini possano andare sempre a Poggio del Molino. Per questo partecipiamo a un bando online della società di assicurazioni Aviva che finanzierà progetti in vari settori, dai bambini alla sanità al territorio, quello dove siamo iscritti e che dà 15mila euro», prosegue Cinzia Dal Maso. Si vota sul web fino al 31 marzo, iscrivendosi alla piattaforma della community, poi i cinque progetti più votati saranno valutati da una commissione. «Il Poggio del Molino vuole essere un esercizio di archeologia e conoscenza partecipata, democratica, per tutti. È già uno spazio condiviso, ma per pochi. Per questo chiediamo sostegno. Poi, come giusto, sarà la commissione a decidere», conclude la divulgatrice d’archeologia.


LINK
La pagina per Poggio del Molino
https://community-fund-italia.aviva.com/voting/progetto/schedaprogetto/16-1102

Il video del progetto
https://www.youtube.com/watch?v=lvOGPL_2nNA&t=13s

Archeostorie
http://www.archeostorie.it
 

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Stefano Miliani, 23 marzo 2017 | © Riproduzione riservata

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