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Nell’anniversario dei sismi del Centro Italia, crolli a Ischia. Sotto accusa è ancora l’intervento dell’uomo

Stefano Miliani

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Il 24 agosto scorso ricorreva un anno dal terremoto nella faglia appenninica che ad Amatrice, nel reatino, provocò 239 morti (e nessuno nella non lontana Norcia, il dato deve far riflettere); il 26 e 30 ottobre sarà trascorso un anno dalle scosse che rovinarono molte chiese in Umbria e Marche, come la basilica simbolo di San Benedetto a Norcia. E oggi? A che punto è la ricostruzione nel Centro Italia? Ritarda: il ritorno degli abitanti nei loro borghi è lontano, i reportage dei giornali sono concordi. Anche se con lentezza, il recupero procede meglio sul fronte del patrimonio artistico. Il magnifico centro storico di Camerino (Macerata) ha d’estate strade deserte, palazzi vuoti, mentre un cantiere con gru del Mibact è nella seicentesca Santa Maria in Via, la chiesa con la spettacolare volta ellittica crollata a febbraio (a giudizio del parroco perché nessuno aveva ascoltato i suoi richiami ad agire prima).

Abusivismo a Casamicciola
Sia come sia, per tenere la memoria sismica sveglia, il 21 agosto scorso un terremoto di natura vulcanica ha distrutto parte di Casamicciola, sull’isola di Ischia (Na). Riaprendo la piaga dell’abusivismo. «Molte costruzioni sono state realizzate con materiali scadenti», ha scandito il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli. «Una scossa di magnitudo 4.0 è medio bassa e non dovrebbe portare quel tipo di distruzione. Conosciamo bene quell’area vulcanica, eppure non si fa niente», ha rimarcato il geologo e divulgatore televisivo Mario Tozzi. «A Ischia l’abusivismo è pratica consolidata e diffusa, alimentata dalla politica, che in maniera trasversale chiude un occhio, e dalle scappatoie legali», ha ricordato a «la Repubblica» il presidente di Legambiente Campania Michele Buonomo. «Alla vigilia del condono del 2003 il numero delle demolizioni eseguite sull’isola a partire dal 1988 risultavano essere 22. Ventidue! Su 2.922 ordinate dal giudice con sentenza esecutiva. Lo 0,75%. Tra mille lagne di troppi sindaci, assessori, galli e galletti della politica locale», appuntava Gian Antonio Stella sul «Corriere della Sera». Un quadro eloquente. Hanno riportato danni gravi chiese come quella del Purgatorio, con il crollo del campanile, e reperti nel Museo Archeologico di Villa Arbusto a Lacco Ameno.

Nel Centro Italia recuperate 17mila opere 
Tornando al Centro Italia, l’architetto Carlo Maria Sadich, di casa a Roma e conoscitore di Amatrice, dichiara di aver visto ritardi, per esempio su chiese come San Francesco, rispetto a una maggior prontezza in territori quali l’Umbria. Il Ministero a fine agosto ha snocciolato dati per dimostrare la vastità degli interventi: «Dal 24 agosto 2016 si è provveduto alla messa in sicurezza di 952 beni immobili e sono stati recuperati 16.946 beni storico-artistici e archeologici (di cui 265 in Abruzzo, 2.955 in Lazio, 8.726 nelle Marche, 5mila in Umbria), oltre 9.500 libri e più di 4.500 metri lineari di archivi». Aggiungendo che «il primo stralcio del Piano Beni Culturali stanzia 170 milioni di euro per oltre 100 edifici (prevalentemente chiese e cattedrali) che vanno a sommarsi agli oltre 43 milioni già destinati alla messa in sicurezza e riapertura al culto di 180 chiese». Il Ministero vanta anche l’aver nominato un soprintendente speciale, l’ingegner Paolo Iannelli, ma finora, da quanto raccontano nelle Soprintendenze, l’azione concreta l’hanno fatta i soprintendenti regionali e i tecnici.

Intanto si muove non solo lo Stato. A Matelica, nel Maceratese, ha riaperto (seppur parzialmente) il bel Museo Piersanti. Ma in tanti borghi come Nocelleto e Visso imperano silenzio e macerie. Perciò 60 storici dell’arte del Ministero scrivono: «A preoccuparci grandemente è la sorte del ricchissimo patrimonio monumentale dell’Appennino, costituito dalla fitta trama di borghi, centri storici e antiche chiese disseminati tra le montagne e le valli comprese tra i Monti Sibillini e quelli della Laga, che rischia di perdersi completamente». Apprezziamo quell’arte grazie a studiosi come Roberto Longhi e Federico Zeri, ricordano i 60 nell’appello: quella lezione non vada dimenticata.
 

Stefano Miliani, 03 settembre 2017 | © Riproduzione riservata

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