1997 modi di essere moda

Al Palais Galliera un anno memorabile: la Baguette di Fendi, le squame di Thierry Mugler, i mutanti di Comme des Garçons, John Galliano da Dior, l’addio di Versace

Björk con un kimono di Alexander McQueen sulla copertina dell’album «Homogenic» (1997). © e Foto Nick Knight. Cortesia di Björk
Luana De Micco |  | Parigi

È il 1997. Alla fashion week parigina Rei Kawakubo presenta per Comme des Garçons la collezione «Body Meets Dress, Dress Meets Body» con i suoi abiti a quadretti Vichy pieni di imbottiture e protuberanze che, come un pugno in un occhio, deformano il corpo, spazzando via tutte le convenzioni e disorientando la critica. Lo stesso anno Thierry Mugler porta in passerella la sua teatrale collezione ispirata agli insetti, con i corsetti ricoperti di squame e piume e gli occhiali da sole a mosca, mentre John Galliano presenta la sua prima collezione per Dior, di cui aveva preso la direzione nell’ottobre 96, con le sue follie barocche.

È l’anno in cui Fendi realizza la borsetta «Baguette», che si porta sotto il braccio, in cui il geniale Jean-Charles de Castelbajac disegna l’abito «arcobaleno» del papa per le Giornate della Gioventù di Parigi e Alexander McQueen trasforma Björk in guerriera per la copertina dell’album «Homogenic». È anche l’anno tragico in cui, il 15 luglio, l’«imperatore della moda» Gianni Versace viene ritrovato morto, assassinato, nella sua villa di Miami.

Ai funerali nel Duomo di Milano c’è anche Lady Diana, icona della moda, che sarebbe morta appena il mese dopo. Il Palais Galliera, museo della moda di Parigi, ha contato una cinquantina di eventi chiave che hanno segnato il 1997 restituendo a Parigi il ruolo di capitale mondiale della moda, mentre la società si confrontava con la crisi finanziaria, si dibatteva di chirurgia estetica e si realizzavano i primi esperimenti sulla clonazione. A quest’anno così frenetico il museo dedica dal 7 marzo al 16 luglio la mostra «1997. Fashion Big Bang», titolo che riprende l’editoriale pubblicato da «Vogue Paris» nel marzo 1997, per il quale la nuova moda era «un big bang, un evento galattico, un’occasione di orgoglio».

Il museo allestisce una cinquantina di modelli della sua collezione. Il 1997, osserva il curatore Alexandre Samson, responsabile delle collezioni al Galliera, «ha portato all’affermazione di una serie di nuovi designer e di un sistema che, se oggi è in piena mutazione, resta ancora valido, se non è addirittura più potente. Molti valori che predominano oggi nella moda, come il femminismo, l’appropriazione culturale, lo sviluppo sostenibile, sono assenti. Ho la sensazione, continua, che la moda oggi si stia interrogando in profondità e che stiamo vivendo un nuovo cambiamento di paradigmi, esacerbato dai social network e dalla pandemia».

La mostra mette in evidenza come l’effervescenza del 1997 nella moda ebbe un impatto anche nel mondo culturale internazionale e in particolare sui musei. Un esempio: fino al marzo 1997, il Costume Institute del Metropolitan di New York presentò una mostra curata da Richard Martin e Harold Koda per i cinquant’anni del New Look, esponendo un’ottantina di abiti di Christian Dior attinti dalle sue collezioni.

© Riproduzione riservata Paramenti episcopali realizzati da Jean-Charles de Castelbajac per la messa di chiusura della Giornata Mondiale della Gioventù nell’estate 1997. © Antonio Ribeiro/Gamma Rapho
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