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Michela Moro
Leggi i suoi articoliLe Italian Sales di Sotheby’s (15 ottobre) e Christie’s (16) a Londra sono un po’ come Vinci e Pennetta agli Us Open: comunque vada una gran bella soddisfazione, per risultati, energie immesse e, nel caso delle aste, offerta sempre di alto livello. Anche la prossima tornata di metà ottobre si annuncia foriera di successi
Sotheby’s parte alla grande con uno strepitoso «Concetto spaziale. La fine di Dio», 1963, di Lucio Fontana, valutato tra i 20 e i 27 milioni di euro. Il viaggio nello spazio che Yuri Gagarin compì nel 1961, momento storico fondamentale, fu lo stimolo per uno dei più grandi traguardi di Fontana: «La fine di Dio», 38 grandi tele ovoidali eseguite tra il 1963 e il 1964, opere a più dimensioni che polverizzano la definizione di «olio su tela». Il lavoro in asta è uno dei soli due realizzati con vernice nera, «Fine di dio» drammatica e tormentata. Le fanno da contraltare «Superficie circolare bianca» del 1968 di Enrico Castellani (stima 1,1-1,6 milioni), di due metri di diametro, proveniente da una collezione aziendale e già in mostra nel 2001 alla Fondazione Prada a Milano, e «Parete della Intercamera Plastica», 1966-67, di Paolo Scheggi, con una stima di 1,4-2,1 milioni. Come nota Claudia Dwek, vicepresidente di Sotheby’s Europa e «senior specialist», la sala londinese della preview conterrà già con queste tre opere il manifesto dell’eccezionale arte italiana degli anni ’60.
I lotti offerti sono circa cinquanta, una selezione di Burri, Bonalumi, Pistoletto, Melotti, Boetti; per il primo Novecento un’opera unica in gesso, del 1893, di Medardo Rosso donato dall’artista alla nonna dell’attuale collezionista, poi Savinio e Morandi, e sono stati scelti con un focus sulla rarità delle proposte, segnale di come sia Londra il giusto palcoscenico per le Italian Sales.
Più facile dire chi non c’era alla preview milanese di settembre da Christie’s, affollatissima e poliglotta. I visitatori si aggiravano tra una selezione tra gli altri di Burri, Boetti, Fontana, Fabro, Morandi.
Il Burri «Rosso Plastic M 1», 1961, valutato 2,7-4,1 milioni, era già riportato sulla copertina della mostra del 1962 della Marlborough Gallery a Roma, a sottolinearne la rilevanza, una delle prime Plastiche, serie rilevantissima nella pratica di Burri, con la quale l’artista ha stabilito la propria importanza e influenza.
Appeso al soffitto faceva bella mostra di sé, di Luciano Fabro, «Italia dell’emigrante», in rame, eseguito nel 1981 e stimato 820mila-1,1 milioni. Accanto, un rosso Fontana con cinque tagli, «Concetto Spaziale. Attese» del 1964, con una stima di 1,4-2 milioni, mentre una «Natura morta» di Giorgio Morandi del 1939 è valutato 2,4-3,4 milioni.
«Un’asta di circa 60 lotti, bella, ricca in tutte le sue sfaccettature», è la riflessione di Mariolina Bassetti, presidente di Christie’s Italia e direttore internazionale del reparto di arte moderna e contemporanea, «con forse il più bel Morandi che abbia visto, museale, un Severini degli anni ’50, una ottima selezione di Arte povera che include una chicca di Manzoni. È la dimostrazione di quanto siano solida l’arte italiana e le Italian Sales, che dal 1994 hanno sempre dimostrato di crescere, in modo graduale. In 12 anni di Italian Sales siamo passati da 4-5 milioni di sterline per vendita a 30 milioni; ci sono più compratori, più operatori e paradossalmente più collezionisti disposti a vendere. Molte opere erano state acquistate a prezzi infinitamente più bassi, con funzioni diverse, oggi presentano grandi necessità di conservazione e sicurezza, e valori troppo appetibili, ai quali non puoi dire di no. Gli strumenti dell’asta sono più forti, non c’è niente da dimostrare, solo la riprova che l’arte dev’essere bellezza, non solo shock e paura, e l’arte italiana rimane bella anche nel contemporaneo».
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