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Michela Moro
Leggi i suoi articoliVilla Reale, costruita alla fine del XVIII secolo, ospita dal 1921 la Galleria d’Arte Moderna, nella quale confluiscono le collezioni di dipinti e sculture dal Neoclassicismo al XX secolo. Si affaccia su un tranquillo giardino di alberi secolari, e costituisce il primo esempio di parco «all'inglese» realizzato in ambito urbano. Viali e sentieri si dispongono morbidamente, con un boschetto e un piccolo lago artificiale con una cascatella, un tempietto dedicato alle Parche e all’Amore, e sculture moderne, tra cui quella appena restaurata di Wildt. L’accesso è limitato ai bambini e agli adulti che li accompagnano, cosa che fa del giardino uno dei luoghi più esclusivi della città.
Adesso il giardino neoclassico ha preso una vita diversa e risuona di colori e sculture decisamente contemporanei. L’intervento di Sara Enrico, «Under the Sun, Beyond the Skin» (sino al 14 dicembre), a cura di Bruna Roccasalva, per la settima edizione del programma Furla Series, Fondazione Furla e GAM -Galleria d’Arte Moderna di Milano, introduce nel verde cinque grandi gruppi di sculture, dislocate strategicamente in modo da offrire al visitatore costantemente anche una visione d’insieme dei lavori.
Artista e curatrice hanno instaurato un dialogo tra lo spazio, i materiali e il giardino. «Proprio sul concetto di giardino come luogo dove la natura è funzionale al progetto paesaggistico, un artefatto dell'uomo, costruita secondo dei canoni estetici, filosofici, dove l'elemento naturalistico è mescolato a sovrastrutture culturali, dice Bruna Roccasalva. Siamo partite da questo binomio di naturale e artificiale e tutta la mostra è stata costruita giocando su questo dualismo, con delle sculture che si inseriscono nel giardino senza cercare di mimetizzarsi, al contrario cercando un contrasto tra ciò che nasce spontaneamente e le sculture che hanno una propria vitalità, ma sintetica e volutamente artificiale».
Il grande prato centrale è occupato da una serie di opere coloratissime, sagome vagamente di sedute. «L’opera si intitola “Beyond the Skin”, è in qualche modo una chiave di lettura per l’indagine che porto avanti da anni su cos’è una superficie, una pelle, al di là dell’idea di pelle prettamente umana, racconta Sara Enrico. Sono blocchi industriali di gomma piuma nautica da cui ricavo forme geometriche, rivestite con un tessuto per l’abbigliamento sportivo. Le texture super colorate sono create movimentando un pezzo di tela grezza sul piano dello scanner con la luce; i colori che vediamo si generano grazie all’interazione tra la luce e il bianco della superficie della tela intonsa. In questo caso mi interessava la saturazione, tutto quello che può essere un passaggio cromatico molto contrastante, per spingere verso quest’idea di vitalità artificiale, sintetica».

Installation view della mostra promossa da Fondazione Furla e GAM. Sara Enrico, «Under the Sun, Beyond the Skin», 2025 Galleria d’Arte. Ph. Andrea Rossetti. Courtesy Fondazione Furla

Installation view della mostra promossa da Fondazione Furla e GAM. Sara Enrico, «Under the Sun, Beyond the Skin», 2025 Galleria d’Arte. Ph. Andrea Rossetti. Courtesy Fondazione Furla
L’intento è creare un «paesaggio dentro il paesaggio», dove le sculture fungono da presenze diffuse che il visitatore incontra passeggiando. Continuando nel percorso ci si imbatte in enormi, reali, frammenti di tronco di un bagolaro, detto anche spaccasassi, albero abbattuto dalla tempesta del 2023, l’opera più site-specific della mostra. Sara li ha recuperati, partendo da una riflessione sulla innaturale orizzontalità dei tronchi, perché il tronco orizzontale segna in qualche modo la fine del ciclo vitale dell’albero. Ne ha cambiato la postura con supporti di metallo colorato che li sollevano leggermente da terra quasi a volerli rianimare, «gesto minimo che ti ricorda una verticalità ormai perduta e ti suggerisce l'inizio di un nuovo ciclo vitale» dice Roccasalva. «Lo scopo di questi supporti è quello di attirare il nostro sguardo anche sulla superficie delle cortecce, dove nel frattempo si sono sviluppati tantissimi organismi; ci sono funghi, muschi a cui in alcuni parti ho applicato delle strisce di gomme siliconiche, che alla fine della mostra verranno fuse e porteranno la memoria di tutto quello che è successo», aggiunge Sara Enrico. Un lavoro in cemento avvolge parte delle colonne del tempietto neoclassico, mentre due sculture sempre di cemento, ma paiono di terra del giardino, occupano la montagnetta.
Tornando sulla terrazza della GAM si incontrano altre sculture che rimandano al tempietto, una delle serie di lavori più iconiche di Sara, «The Jump Suite Team». Sara realizza forme rudimentali a forma di abito, complete di cerniere, vi cola del cemento pigmentato e, una volta solidificato, distrugge le sagome, rivelando quelle che definisce «pseudocorpi» o «pseudofigure». Le sculture non descrivono corpi in modo esplicito, ma evocano la «sensazione corporale» attraverso la postura e una gestualità quasi involontaria. Si concentrano su quegli assestamenti, tensioni e torsioni che richiamano la percezione del corpo senza definirlo. Il cemento, materiale tradizionalmente associato all’architettura e alla verticalità, viene qui piegato a una dimensione più vulnerabile e orizzontale, permettendo di esplorare la sensazione di un «corpo disteso», di instabilità e di vulnerabilità. L’artista esplora il ruolo della «pelle» e della superficie in una possibilità ambivalente e ambigua tra interno ed esterno, che trascende il fisico per diventare dimensione di identità e definizione.
La mostra è la quinta della Furla Series curata alla GAM da Bruna Roccasalva che ha indagato attraverso gli occhi di cinque artiste vari aspetti dell’arte contemporanea, questa volta ampliando lo sguardo all’esterno del museo. Il tema del verde pubblico cittadino è di grandissima attualità al momento, la mostra stessa è parte di uno sforzo di sensibilizzazione che mira a rendere il giardino più accessibile e conosciuto, riconoscendo il valore aggiunto di un parco così integrato con il museo. Ovviamente l’accesso al giardino e alla mostra è aperto a tutto il pubblico negli orari canonici, gratis (e senza passeggino).