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Cronaca della fortezza di Homs, sito Patrimonio mondiale Unesco minacciato dalla guerra e dai saccheggi dei terroristi
- Luana De Micco
- 13 settembre 2018
- 00’minuti di lettura


«Le Crac des Chevaliers» autochrome, Fonds Paul Deschamps, 1929. © Ministère de la culture (France), Médiathèque de l’architecture et du patrimoine
Quel che resta del Krak des Chevaliers
Cronaca della fortezza di Homs, sito Patrimonio mondiale Unesco minacciato dalla guerra e dai saccheggi dei terroristi
- Luana De Micco
- 13 settembre 2018
- 00’minuti di lettura
Luana De Micco
Leggi i suoi articoliLa prima mostra sul Krak des Chevaliers a Parigi risale al 1931. La organizzò lo storico francese Paul Deschamps, che aveva diretto tra il 1927 e il 1929 le prime missioni in Siria per lo studio e la salvaguardia della grandiosa fortezza, al Musée de Sculpture comparée, di cui era diventato direttore. Vi espose tra l’altro i monumentali modellini del monumento, le fotografie e i disegni che aveva fatto realizzare sul posto.
A tanti anni di distanza, dal 14 settembre al 14 gennaio, la Cité de l’Architecture et du Patrimoine del Palais de Chaillot (erede del Musée de Sculpture comparée) presenta la mostra «Il Krak des Chevaliers. Cronaca di un sogno di pietra» che ripercorre la storia della fortezza e si sofferma sulla sua ricchezza architettonica ma fa anche il punto sul suo stato attuale.
Dopo numerose campagne di restauro, nel 2006 la cittadella militare dell’XI secolo a pianta trapezoidale che domina la pianura di Homs è stata iscritta alla Lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco, che nel 2013 l’ha inclusa anche tra i siti considerati in pericolo, minacciati dalle guerre e dai saccheggi dei terroristi. Dal 2014, poi, l’Unesco e la Direzione generale delle Antichità e dei Musei della Siria hanno lanciato un piano per il suo recupero e la conservazione, in collaborazione con la start up francese Iconem, che ha effettuato la digitalizzazione 3D del sito. Un’operazione che fa eco alle missioni di Deschamps.

«Le Crac des Chevaliers» autochrome, Fonds Paul Deschamps, 1929. © Ministère de la culture (France), Médiathèque de l’architecture et du patrimoine