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- Ada Masoero
- 13 settembre 2017
- 00’minuti di lettura


Lo spirito si cura con il polline
- Ada Masoero
- 13 settembre 2017
- 00’minuti di lettura
Con una grande monografica di Wolfgang Laib, aperta dal 3 settembre al 7 gennaio e curata con l’artista, Marco Franciolli si congeda dal MasiLugano, il Museo d’arte della Svizzera italiana, inaugurato nel 2015 e da lui avviato, prima di cedere il passo (dal primo gennaio) al nuovo direttore Tobia Bezzola e tornare agli studi. Significativa la scelta di Laib, uno degli artisti più innovativi e al tempo stesso più spirituali e poetici del nostro tempo: lavora, infatti, solo con materiali naturali, come pollini, che raccoglie in lunghe escursioni solitarie, oppure riso, lacca, cera e latte. Intriso del pensiero orientale (ha lungamente viaggiato in India con i genitori nell’infanzia, e tuttora ci vive per lunghi periodi) Laib, che è nato nel 1950 a Metzingen, in Germania, dove ancora oggi lavora quand’è in Europa (un terzo studio è a New York), si è dedicato tardi all’arte: prima, infatti, si era laureato in medicina, ma aveva presto capito che la sua strada era un’altra.
Da allora ha avviato un percorso che, in una dimensione temporale lenta, connessa con i cicli della natura, l’ha condotto a creare opere essenziali, in apparenza semplici, in realtà dense di valenze filosofiche e religiose, che risuonano in ciascuno di noi, risvegliando emozioni profonde e ancestrali.