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- Ada Masoero
- 10 aprile 2017
- 00’minuti di lettura


Dopo Parigi, New York
- Ada Masoero
- 10 aprile 2017
- 00’minuti di lettura
Era il 1928 quando Fortunato Depero andò a New York. Ci sarebbe rimasto due anni, e ne avrebbe lasciato immagini di straordinaria forza. Anche de Chirico, che visse lì dal 1936 al 1937, fu stregato dalla metropoli, e nel 1962 Lucio Fontana avrebbe creato alcune delle sue opere più belle rievocando le «cascate di luce» che scorrevano lungo i suoi grattacieli. Ma furono numerosi gli artisti italiani che vollero riflettere sull’immaginario americano e, più ancora, sulla fascinazione di New York.
La mostra «New York New York. La riscoperta dell’America: Arte italiana dal Futurismo alla Pop Art», curata da Francesco Tedeschi al Museo del Novecento e alle Gallerie d’Italia-Piazza Scala dal 13 aprile al 17 settembre (catalogo Electa), presenta il drappello di grandi artisti del secolo passato e del nostro tempo (Arnaldo Pomodoro, Emilio Isgrò, Paolo Baratella, Sergio Lombardo), che strinsero rapporti con gli Stati Uniti sin dagli anni Trenta, ma soprattutto nell’immediato dopoguerra, contribuendo ad aprire al nuovo l’arte di casa nostra. Nel Museo del Novecento sono esposte le opere degli autori citati e di Cagli, Savinio, Consagra, Afro, Scialoja, Tancredi, Turcato, Novelli, Rotella, Festa e altri. Nelle Gallerie d’Italia sono invece ricostruiti i rapporti con musei (come il MoMA), gallerie e collezionisti americani, illustrati da opere di Boccioni, Balla, Carrà, Morandi, Marino e di molti maestri del dopoguerra, oltre a quelle dei grandi americani che nei Sessanta frequentarono Roma.