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Elena Luksch-Makowsky, una figura chiave della Secessione progressivamente dimenticata
- Elena Franzoia
- 22 settembre 2020
- 00’minuti di lettura


«Autoritratto», 1897, di Elena Luksch-Makowsky (particolare). © Foto di Christopher Kesting, Belvedere Vienna
Al Belvedere la signora dello Jugendstil russo
Elena Luksch-Makowsky, una figura chiave della Secessione progressivamente dimenticata
- Elena Franzoia
- 22 settembre 2020
- 00’minuti di lettura
Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliDal 23 settembre al 10 gennaio Il Belvedere riscopre con la mostra «IN-SIGHT. Elena Luksch-Makowsky» l’artista russa (1878-1967) che, figura chiave della Secessione, dopo il trasferimento ad Amburgo con il marito viennese Richard Luksch venne progressivamente dimenticata.
La monografica (la seconda mai dedicatale e occasione del primo catalogo mai realizzato) è a cura di Alexander Klee, che si è dedicato con entusiasmo alla rivalutazione di questa «figura cosmopolita, proveniente da una ricca famiglia di artisti di San Pietroburgo, che ottenne un successo eccezionale nella Vienna di inizio XX secolo. Pubblicò su “Ver Sacrum” e, pur senza aderire formalmente al movimento secessionista, fu l’unica donna a esporre con questo gruppo di artisti nel 1901, 1902 e 1903.
Collaborò anche con la Wiener Werkstätte, anche se delle sue opere conserviamo solo i disegni. Ritornata in Russia, fu una delle protagoniste dell’Epoca d’argento, lo “Jugendstil russo”. Luksch-Makowsky fu anche una straordinaria collezionista di arte popolare, ora dispersa in varie collezioni private, che le servì di ispirazione per la sua intensa opera grafica».
Tra le opere in mostra più rappresentative del periodo secessionista Klee segnala il grande dipinto «Adolescentia», nelle collezioni del Belvedere così come l’autoritratto «Ver Sacrum», mentre le cartoline d’ispirazione popolare disegnate dall’artista sono avvalorate dalla presenza di oggetti di arte folk provenienti dalle sue collezioni.

«Autoritratto», 1897, di Elena Luksch-Makowsky (particolare). © Foto di Christopher Kesting, Belvedere Vienna