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Vivian Maier, «Armenian woman fighting on East 86th Street, New York, Ny, September 1956» (particolare)

© Estate of Vivian Maier, cortesia di Maloof Collection e della Howard Greenberg Gallery, Ny

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Vivian Maier, «Armenian woman fighting on East 86th Street, New York, Ny, September 1956» (particolare)

© Estate of Vivian Maier, cortesia di Maloof Collection e della Howard Greenberg Gallery, Ny

Un’inedita Vivian Maier alla Reggia di Monza

220 scatti, alcuni inediti, di una delle fotografe più importanti del XX secolo sono esposte nell’istituzione lombarda

Alessia De Michelis

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Con la sua Rolleiflex Vivian Maier (New York, 1926-Chicago, 2009) ha immortalato il mondo che la circondava, dai banchieri di Midtown ai senzatetto addormentati sulle panchine dei parchi, alle coppie che si abbracciavano o, molto spesso, riprendendo semplicemente sé stessa. Oltre 150mila negativi, sviluppati dai primi anni Cinquanta agli anni Novanta, sono popolati da un’immensa gamma di soggetti, attori inconsapevoli di partecipare al suo tentativo di documentare meticolosamente ogni aspetto della vita, ovunque andasse. Eppure il suo lavoro rimase sconosciuto fino a che non fu casualmente scoperto nel 2007 da John Maloof, uno scrittore di Chicago che ne ritrovò i rullini in una scatola acquistata all’asta.

Capace di unire l’approccio umanista europeo (trascorse l’infanzia in Francia, paese d’origine della madre) alla street photography americana, Maier costruì un corpus di opere che la rendono oggi una delle più grandi fotografe del XX secolo, al pari di Robert Frank, Diane Arbus, Robert Doisneau o Henri Cartier-Bresson.

220 scatti, alcuni inediti, sono i protagonisti della mostra «Unseen. Le foto mai viste di Vivian Maier» (fino al 21 aprile) nel Belvedere della Villa Reale di Monza, suddivisa in nove sezioni che esplorano i temi e i soggetti caratteristici del suo stile: dagli autoritratti alle scene di strada, dalle immagini di bambini alle persone ai margini della società, avventurandosi anche in aspetti sconosciuti o poco noti di una vicenda umana e artistica non convenzionale. Realizzata da Vertigo Syndrome in collaborazione con diChroma photography, e curata da Anne Morin, la mostra si compone di un nucleo di fotografie in bianco e nero e a colori, molto rare e fino a pochi anni fa mai esposte al pubblico, alle quali si aggiungono filmati in formato Super 8, provini a contatto, audio con la sua voce e vari oggetti a lei appartenuti, come le macchine fotografiche Rolleiflex e Leica.

Vivian Maier, «Self-Portrait, Chicago, Il, 1956». © Estate of Vivian Maier, cortesia di Maloof Collection e della Howard Greenberg Gallery, Ny

Alessia De Michelis, 28 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

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