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«Autorretrato», 1900, di Aurélia de Sousa, Porto, Museu Nacional de Soares dos Reis Foto © Museu Nacional Soares dos Reis / Direção Geral do Património Cultural / Arquivo de Documentação Fotográfica / Manuel Palmar

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«Autorretrato», 1900, di Aurélia de Sousa, Porto, Museu Nacional de Soares dos Reis Foto © Museu Nacional Soares dos Reis / Direção Geral do Património Cultural / Arquivo de Documentação Fotográfica / Manuel Palmar

Un secolo di creatività femminile portoghese

Alla Fondazione Gulbenkian 200 opere di 40 artiste

Elena Franzoia

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Prende spunto dalla leggendaria, figura di Lou Andreas-Salomé la grande mostra «Tutto ciò che voglio. Artiste portoghesi dal 1920 al 2020» (2 giugno-23 agosto) con cui la Fundação Calouste Gulbenkian rende omaggio a un secolo di creatività femminile nell’ambito del Programma Culturale della Presidenza Portoghese al Consiglio dell’Unione Europea. Curata da Helena de Freitas e Bruno Marchand, la mostra raccoglie circa 200 opere di 40 artiste. Un evento che contribuisce ad «aumentare la visibilità delle donne nel settore culturale e creativo, tra le priorità politiche della Presidenza Portoghese del Consiglio UE», precisa la ministra della Cultura portoghese Graça Fonseca.

Inizialmente prevista al Bozar di Bruxelles ma impedita dall’incendio che in gennaio ha colpito l’edificio, la mostra si struttura in 16 sezioni. L’incipit, «Il ruolo dell’artista», confronta due figure-chiave come Aurélia de Sousa, che a cavallo tra Otto e Novecento impose i suoi autorevoli e iconici «Autoritratti» alla maschilista società dell’epoca, e Rosa Carvalho, artista contemporanea che al contrario elimina le protagoniste dalle opere di maestri come Rembrandt o Boucher in opposizione al voyeurismo maschile e alla mercificazione del corpo femminile.

In un viaggio tra linguaggi artistici e cambiamenti sociali con opere tra le altre di Maria Helena Vieira da Silva, Lourdes Castro, Paula Rego, Salette Tavares, Joana Vasconcelos, Sónia Almeida e Grada Kilomba, la mostra si conclude con la sezione «Listen to me», in cui la riflessione sul proprio corpo ritorna protagonista nelle performance di Helena Almeida per scomparire nel lavoro di Ana Vieira, che in opere come l’esemplare «Pronomes» utilizza gli scuri abiti tradizionali delle donne delle isole Azzorre per comunicare l’annullarsi delle individualità all’interno della comunità sociale.

«Autorretrato», 1900, di Aurélia de Sousa, Porto, Museu Nacional de Soares dos Reis Foto © Museu Nacional Soares dos Reis / Direção Geral do Património Cultural / Arquivo de Documentação Fotográfica / Manuel Palmar

Elena Franzoia, 01 giugno 2021 | © Riproduzione riservata

Un secolo di creatività femminile portoghese | Elena Franzoia

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