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Monica De Cardenas inaugura la stagione invernale della propria sede svizzera con una personale dell’artista originario di Zurigo, attratto dal panorama cangiante che può ammirare da Cinzago
- Alessia De Michelis
- 27 novembre 2025
- 00’minuti di lettura
Thomas Huber, «18.7.2024», 2024
Tutte le sfaccettature del Lago Maggiore nel pennello di Thomas Huber
Monica De Cardenas inaugura la stagione invernale della propria sede svizzera con una personale dell’artista originario di Zurigo, attratto dal panorama cangiante che può ammirare da Cinzago
- Alessia De Michelis
- 27 novembre 2025
- 00’minuti di lettura
Alessia De Michelis
Leggi i suoi articoliLe vedute mutevoli del Lago Maggiore sono al centro della nuova personale di Thomas Huber (Zurigo, 1955; vive tra Berlino e Cinzago, piccolo borgo sul lago da cui trae ispirazione), che inaugura la stagione invernale della sede svizzera, a Zuoz, della galleria Monica De Cardenas, (dal 6 dicembre al 28 febbraio 2026). Grandi oli su tela e acquerelli restituiscono l’acqua che cambia colore, le montagne che avvolgono il bacino, le architetture del borgo e persino la vita invisibile di pesci e imbarcazioni: un paesaggio osservato e reinventato giorno dopo giorno.
Huber definisce questa serie «un’ossessione, una devozione, una passione». Le opere, infatti, formano un racconto continuo, dove la ripetizione e la variazione dello stesso orizzonte rivelano la capacità della pittura di trasformare un luogo reale in esperienza emotiva. Le cromie, il ritmo dei segni e il lento mutare delle stagioni aprono a una dimensione immaginativa che è insieme contemplazione e interrogazione del visibile.
In questi lavori l’artista abbandona gli scenari costruiti e le architetture irreali del passato per concentrarsi sulla potenza elusiva del lago, colto in istanti precisi, spesso indicati dai titoli che riportano il giorno di realizzazione. Un metodo quasi scientifico che richiama i grandi cicli della storia dell’arte dedicati a un unico soggetto, da Monet a Cezanne fino a Hodler.
Questo nuovo ciclo, presentato in parte al Masi di Lugano nel 2024, segna un ulteriore capitolo nella sua ricerca, sospesa tra ironia, visione e il continuo dubbio sulla possibilità di rappresentare il reale.