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Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliDue personali in omaggio alle Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026 attraversano Trento tra lo spazio storico di Studio d’arte Raffaelli, nella sede di Palazzo Wolkenstein, e quello di Cellar Contemporary di via San Martino. Sono i percorsi espositivi che dal 16 dicembre al 31 marzo 2026 raccolgono le opere pittoriche dedicate al paesaggio montano e al tema degli sport invernali realizzate per l’occasione da Gian Marco Montesano da Raffaelli, con «Alpensinfonie» presentata da Valerio Dehò, un titolo che è un tributo alla musica di Richard Strauss, e da Simone Tribuiani. Quest’ultime compongono la mostra «Let it Snow» presentata nello spazio di Cellar da Tommaso Buldini.
Due sguardi diversi di pittori appartenenti a generazioni distanti, messi a confronto: se per Montesano esporre a Trento significa un ritorno, per Tribuiani si tratta invece del primo solo show in galleria. Da una parte protagonisti sono i grandi formati in bianco e nero dell’artista torinese, il cui legame con il Trentino e con il passaggio dolomitico è fortissimo, come scrive Dehò ricordando il suo essere stato alpino di stanza a Merano e amante dei «paesaggi lacustri, le cime innevate, la quiete di un mondo incontaminato in cui desiderio e realtà si fondono». Un artista, spiega il critico, che non è pittore en plein air, ma intellettuale che offre una visione. E le visioni, dominate da «silenzio, tempo, misura», sono quelle da cartolina «del lago di Carezza o della chiesetta della Val di Funes. Il suo bianco e nero ricorda le immagini fané di altre epoche, i souvenir che non ci sono più, sovrastati dall’onda digitale dei cellulari, la sua pittura a olio, le sue velature sembrano appartenere ad un’epoca che si vorrebbe presente eppure è alle spalle».
Da Cellar troviamo l’artista emiliano che invece è uomo del suo tempo, con le sue piccole opere che sembrano riflettere l’abitudine della visione attraverso lo schermo di un tablet che condiziona la percezione attuale. Il pittore non si occupa solo delle imprese sportive del passato, sospese nel tempo dal gesto pittorico, ma anche dei semplici eroi della quotidianità, quelli che magari nemmeno si rendono conto di esserlo. Perché, come scrive Buldini, la pittura di Tribuiani «diventa un atto di resistenza contro l’oblio, un modo per tessere [...] una memoria nuova, dove il tempo non scorre ma si ripiega su sé stesso, trattenendo per un istante ciò che è destinato a sparire».
Gian Marco Montesano, «En rêvant Cortina», 2025