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Fiorella Fiore
Leggi i suoi articoliLa Fondazione SoutHeritage è nuovamente tra i protagonisti della Bienalsur 2025-V Biennale Internazionale di Arte Contemporanea del Sud America (che in Italia coinvolge, tra gli altri, anche la Fabbrica del Vapore di Milano, Palazzo Braschi a Roma e Cittadellarte di Michelangelo Pistoletto a Biella). Lo fa con la mostra «Superfici con: Pierre Ardouvin, Stanley Brouwn, Andrea Francolino, Andrea Fraser, That’s Painting Production, David Tremlett, Ger van Elk». Il progetto, redatto da Angelo Bianco Chiaromonte con il coordinamento di Roberto Martino e Francesca De Michele, si inserisce nella linea curatoriale della Bienalsur (nata nel 2015 a Buenos Aires per interrogarsi sul significato del site specific) e mira a superare una fruizione standardizzata dell’arte, offrendo, come spiegano i curatori, «nuovi codici interpretativi capaci di restituire complessità e profondità a un panorama artistico sempre più uniformato».
Al centro del progetto vi è la superficie muraria, che da semplice supporto si trasforma in dispositivo artistico. La dimensione dello spazio espositivo, una cappella gentilizia dello storico Palazzo Viceconte di Matera (XVII secolo), con il suo apparato originario composto dagli affreschi dell’Anonimo Frescante Meridionale (XVII sec.?), dagli stemmi, dalle iscrizioni, e persino dalle crepe, entra in dialogo diretto con alcuni artisti che hanno incentrato la loro ricerca sulle superfici, in un costante rimando dialettico tra contenuto e contenitore. Tra questi, Andrea Francolino (Bari, 1979), che utilizza il medium fotografico per approfondire il tema, ritraendo una crepa presente nello spazio espositivo e collegandola virtualmente alla stella Saiph tramite coordinate GPS: «L’immagine fotografica è un punto di partenza; distanze importanti sono espresse in anni luce, unità astronomiche, chilometri e infine metri, consentendoci di comprendere la vastità dello spazio in relazione alla propria presenza fisica di fronte all’immagine. Un passaggio dal terrestre al cosmico, dove la casualità di un evento al di là di calcoli possibili riporta agli equilibri visibili in natura e che da sempre conducono a infinite riflessioni», spiega l’artista.
Accanto alla sua opera quelle di Pierre Ardouvin (Crest, 1955), che ricompone i riferimenti culturali popolari, soprattutto attraverso collage, per creare lavori ambivalenti capaci di indagare la società oscillando «tra malinconia, umorismo e poesia»; Stanley Brouwn (Paramaribo, 1935-Amsterdam, 2017), artista concettuale e membro del Movimento Zero, gruppo che perseguiva la scomparsa dell’autore, la cui ricerca è stata costantemente rivolta alla smaterializzazione dell’opera d’arte; Andrea Fraser (Billings, 1965), attiva nel campo della performance art, con cui esplora il mondo della cultura e del sistema dell’arte, mettendone in discussione meccanismi e strategie; Bernard Brunon (Saint-Étienne, 1948), artista, scrittore e curatore che, attraverso il progetto di ricerca That’s Painting Production (divenuto poi suo stesso pseudonimo) riflette sulla decostruzione della pittura; David Tremlett (Saint Austell, 1945), autore dei wall drawings, opere a pastello su muro concepite per durare un tempo limitato; e Ger van Elk (Amsterdam, 1941-2014), protagonista dell’arte concettuale europea del secondo dopoguerra, noto per lavori che decostruiscono i mezzi tradizionali dell’arte «sempre con un approccio critico e spesso ironico verso l’autorialità e i codici del mondo dell’arte», indagando le relazioni tra oggetto, spazio e spettatore.
La mostra anticipa il 2026 della Fondazione SoutHeritage, tra i protagonisti dell’anno di Matera Capitale Europea del Mediterraneo, con il programma «Al di qua delle Colonne d’Ercole». L’intero palinsesto espositivo del 2026 si presenterà infatti come un unico progetto culturale e simbolico, concepito per indagare le molteplici dimensioni del Mediterraneo attraverso i linguaggi dell’arte contemporanea.