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Matteo Bergamini
Leggi i suoi articoliDecentralizzata, democratica, orizzontale e umanistica, per abbracciare le questioni del mondo contemporaneo: si propone così l’identità della Bienalsur, nata nel 2015 a Buenos Aires a partire da una serie di incontri dedicati al Sud Globale e che ha visto la sua prima edizione ufficiale due anni dopo, diffusa in 17 Paesi del mondo e 34 città. Da allora Bienalsur non ha mai smesso di attraversare territori, oceani e montagne, nemmeno durante la pandemia di Covid-19: nel 2021, infatti, furono 120 gli spazi espositivi coinvolti, in 48 città di 24 nazioni sparpagliate tra America Latina, Asia ed Europa.
Una vera e propria «rete» di sostegno e diffusione che ha coinvolto geografie per oltre 18mila chilometri, dal punto zero dove la Biennale è nata, ovvero la sede dei Muntref (Musei dell’Universidad Nacional de Tres de Febrero) nella capitale argentina, fino a Tokyo, collegando simultaneamente pubblico e comunità dell’arte di tutti i continenti.
«Quello che ci muove è il desiderio di un mondo solidale, capace di essere abitato nella sua diversità, in cui ci si possa riconoscere come esseri umani nel senso più profondo, sostenendo ciò che ci è costitutivo: l’empatia, la cura, la creatività, il desiderio, la fruizione e la vitalità. È seguendo questa vocazione che rivendichiamo il diritto alla cultura, accessibile da tutti, perché siamo convinti che è proprio attraverso la partecipazione attiva alle attività culturali che si rendono visibili anche altri diritti», ci racconta Diana Wechsler, direttrice artistica di Bienalsur, ricercatrice e docente all’Università di Buenos Aires (Uba), in avvicinamento alla quinta edizione della manifestazione, che arriva in Italia fino al prossimo gennaio, ovviamente sparsa: la Fabbrica del Vapore di Milano, ospitano il progetto «Invocazioni», a cura di Benedetta Casini, dedicato ai temi che investigano la crisi dell’antropocentrismo. A Roma saranno invece Palazzo Braschi, l’Ambasciata del Brasile, quella di Spagna e l’Auditorium Parco della Musica a ospitare una serie di mostre collettive, mentre a Napoli, al Museo delle Scienze e delle Arti, è la stessa Diana Wechsler a muovere la sua proposta verso una rilettura soggettiva e singolare della condizione umana, creando una tensione dialettica tra opere attuali con le collezioni del museo. Tra gli altri luoghi, anche Cittadellarte di Michelangelo Pistoletto a Biella e la Fondazione SoutHeritage per l’arte contemporanea a Matera.

Uno still dal video «The Great Silence», 2014, di Allora & Calzadilla. © Allora & Calzadilla. Courtesy Lisson Gallery and the artists

Uno still dal video «Il Sole», 2006, Maria Thereza Alves
Le partecipazioni? Prettamente latine: gli italiani Jacopo Mazzonelli, Ettore Favini o Pamela Diamante, con Paulo Nazareth, Maria Thereza Alves e Jonathas de Andrade (Brasile), Allora & Calzadilla (Usa/Cuba) e Calixto Ramirez (Messico), solo per citarne alcuni, mentre i chilometri percorsi per l’occasione saranno più di 11mila, ovvero la distanza tra il Rio de la Plata e i Sassi, passando per Colombia, Paesi Bassi, Francia e per la stessa Argentina, solo per citare alcune delle tappe principali di questa quinta edizione di Bienalsur.
«Attraversare i confini non significa cancellarli, ma piuttosto riconoscerli e agire al loro interno. Questo apre nuove prospettive, scambi di conoscenze, nuove domande e, in ultima analisi, un’esperienza diversa della vita contemporanea, arricchita da concezioni e visioni culturali diverse», ricorda Wechsler, che sottolinea anche come dieci anni fa, nonostante la realtà globale fosse decisamente un’altra, erano già nell’aria quelle che la direttrice definisce «inerzie nei meccanismi sociali», continuando: «Per questo motivo, oggi come allora, rafforziamo la nostra vocazione in-disciplinata, nel tentativo di promuovere dinamiche socioculturali inedite attraverso progetti artistici che possano contribuire a fare di ogni spazio d’arte uno spazio di pensiero e, al tempo stesso, portare progetti in luoghi solitamente non accessibili».
La produzione dell’evento? Oltre alla Fondazione Bienalsur, la manifestazione è patrocinata dall’Università nazionale Tres de Febrero e da Fundación Foro del Sur, Ong argentina che da più di trent’anni promuove diversità e pluralismo del pensiero. Ma è attraverso la rete di contatti e di partenariati che i chilometri percorsi sono stati decine e decine di migliaia. D’altronde, chiosa Wechsler, «Questo modello decentralizzato, polifonico e contestualizzato appare rilevante per uno sviluppo veramente transnazionale. Anzi, per quella che è una cartografia transnazionale dell’arte contemporanea. In fin dei conti, anche se il campo d’azione della cultura è limitato, le sue onde espansive sono spesso molto più ampie di quanto si possa immaginare».

Uno still dal video «O Peixe (The Fish)», 2016, di Jonathas de Andrade. Production: Desvia and Wexner Center for the Arts. Supported by Funcultura-Governo do Estado de Pernambuco