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Joan Crous, «M.XI», 2023 (particolare)

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Joan Crous, «M.XI», 2023 (particolare)

Relazioni trasversali e cortocircuiti visivi tra Joan Crous e antichi maestri

A Bologna, da Maurizio Nobile Fine Art, opere dal Cinquecento a oggi creano un dialogo suggestivo rifuggendo ogni rigidità cronologica

Prosegue la pluridecennale attività della sede principale di Maurizio Nobile Fine Art, a Bologna, incentrata sul confronto tra autori storicizzati e le espressioni artistiche più recenti. È la volta, dal 20 maggio al 20 giugno, di «Dipinti, sculture e disegni dal Cinquecento al contemporaneo: Stomer, Guercino, Vignon, Paolini, Fetti, Aspertini, Cronus» che riunisce una serie di fogli antichi insieme ad altri del catalano Joan Crous (Banyolas, Girona, 1962), da molti anni attivo in Italia e di cui fino al 29 giugno è esposta nella basilica di San Petronio, nella cappella dei Magi, una monumentale installazione, denominata «L’Ombra: la città degli uomini». Quest’ultima è ispirata a «Guernica» di Picasso ed è composta attraverso un processo di fossilizzazione ideato dall’artista, chiamato «embulcall», sulle 770 mattonelle che la compongono. 

Alla galleria Nobile, Crous presenta invece alcuni lavori recenti, tra cui «M.XI» del 2023, un «paesaggio» di bottiglie realizzato in vetro riciclato che ben rappresenta il cuore della sua ricerca, sviluppata a partire dalla materia, spesso appunto il vetro, e dalla luce. Tali opere sono a confronto con maestri antichi, attraverso un’operazione visiva che crea un dialogo suggestivo lungo i secoli e i linguaggi artistici. Uno dei vertici del percorso espositivo è la raffigurazione di Lesbia, olio su tela di Pietro Paolini (1603-81), artista lucchese dalla carriera singolare e spesso fuori dai riflettori della grande storiografia artistica. Formatosi a Roma nei primi decenni del Seicento, Paolini assorbe la lezione dei caravaggisti, rielaborandola in chiave personale, allineandosi con quel gusto per l’allusione simbolica e l’enigma visivo che caratterizza alcune delle espressioni più raffinate del barocco italiano. La figura femminile ritratta, dalla bellezza opaca e sottilmente perturbante, si presta a una lettura stratificata, che va ben oltre il semplice ritratto: l’identità della donna varia da un volto letterario a una presenza reale che racchiude tensioni profonde tra desiderio, perdita e contemplazione. 

Di tutt’altra natura, ma egualmente significativa, è la presenza di un disegno finora inedito di Guercino (Giovanni Francesco Barbieri, 1591-1666), noto per la sua maestria nel tratto e nella resa espressiva delle figure. Questo foglio, probabilmente un re Magio eseguito a sanguigna tra la fine degli anni Trenta e l’inizio dei Quaranta, rappresenta uno studio di figura che rivela non solo l’abilità grafica dell’autore, ma anche la sua straordinaria sensibilità chiaroscurale. Non essendo al momento riconducibile a una composizione pittorica documentata, nel disegno si avverte l’urgenza di un pensiero in movimento, la genesi di un’idea ancora informe che è pura invenzione. Insieme ad altri lavori del bolognese Amico Aspertini (1474 ca-1552), del romano Domenico Fetti (1589-1623), del francese Claude Vignon (Tours, 1593-Parigi, 1670), dell’olandese Matthias Stomer (Amersfoort, 1600 ca-Sicilia, dopo il 1650), il percorso rifugge ogni rigidità cronologica favorendo al contempo relazioni trasversali e cortocircuiti visivi.

Pietro Paolini, «Lesbia»

Stefano Luppi, 17 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

Relazioni trasversali e cortocircuiti visivi tra Joan Crous e antichi maestri | Stefano Luppi

Relazioni trasversali e cortocircuiti visivi tra Joan Crous e antichi maestri | Stefano Luppi