Dopo la mostra «Home Sweet Home», conclusa il 10 settembre, il riallestimento del Museo del Design e un gran numero di altre iniziative, Triennale Milano prosegue nelle celebrazioni del suo centenario con la grande rassegna «Pittura italiana oggi» (dal 25 ottobre all’11 febbraio 2024), curata da Damiano Gullì, curatore per arte contemporanea e public program dell’istituzione milanese, qui affiancato dall’Honorary Board internazionale (Francesco Bonami, Suzanne Hudson e Hans Ulrich Obrist), e allestita su progetto di Italo Rota.
Una mappatura (che, avverte il curatore, «non può essere totalmente esaustiva») della pittura italiana a partire dagli anni ’90 quando, esauriti (sebbene non del tutto «consumati» nei loro lasciti) i movimenti pittorici del decennio precedente e mentre s’imponevano nuovi linguaggi espressivi, la pittura continuava tuttavia a essere praticata da numerosi artisti tutt’altro che attardati ma, anzi, precursori dell’attuale, crescente successo di questo medium.
Sono 120 le artiste e gli artisti convocati, di generazioni diverse ma tutti nati dopo il 1960 (da Arienti, Cingolani, Pancrazzi, 1961, al giovanissimo Aronne Pleuteri, 2001; lasciamo gli altri alla curiosità dei visitatori), chiamati a esporre qui in nome del legame che la Triennale ha intessuto con la pittura sin dal suo arrivo nella sede di Milano, nel 1933, quando Sironi, de Chirico, Severini e altri maestri del tempo ne decorarono il Salone d’Onore con i loro murali (resta il solo mosaico di Severini).
Ma non è quello l’unico legame con il passato di questa mostra che, di suo, tratta una materia più che contemporanea: il titolo, infatti, è lo stesso del volume curato nel 1975 da Giancarlo Politi per Multhipla/Politi Editore e il concept guarda a «Vernice-Sentieri della giovane pittura italiana», la ricognizione sulla nostra pittura curata da Francesco Bonami a Villa Manin nel 2004. Per la mostra, ordinata non cronologicamente ma con un continuo slittamento tra figurazione, astrazione e stati intermedi, sono state commissionate anche opere site specific, in dialogo con l’architettura di Giovanni Muzio.