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L’allestimento a Montecarlo trasforma lo spazio in esperienza: ogni stanza è una dichiarazione d’intenti, un laboratorio di accostamenti audaci e di sottili corrispondenze tra epoche, materiali e sensibilità, da Marc Chagall a Gabriella Crespi, da Angelo Lelii a Objects of Common Interest
- Alessia De Michelis
- 03 novembre 2025
- 00’minuti di lettura
Nilufar x Tivioli, Monte Carlo: Gabriella Crespi, Maximilian Marchesani, Augustas Serapinar, Pietro Melandri, Lucio Fontana, Enrico Castellani
Photo: Anthony Lanneretonne
Nilufar: Tivioli e Yashar dirigono una collettiva tra arte, design e artigianato
L’allestimento a Montecarlo trasforma lo spazio in esperienza: ogni stanza è una dichiarazione d’intenti, un laboratorio di accostamenti audaci e di sottili corrispondenze tra epoche, materiali e sensibilità, da Marc Chagall a Gabriella Crespi, da Angelo Lelii a Objects of Common Interest
- Alessia De Michelis
- 03 novembre 2025
- 00’minuti di lettura
Alessia De Michelis
Leggi i suoi articoliUn viaggio sensoriale, un dispositivo estetico dove arte, design e artigianato si fondono in una narrazione unica. Si tratta di «Translations», mostra di Nilufar nonché seconda collaborazione curatoriale tra Clemente Tivioli e Nina Yashar, che sarà visitabile dal 6 al 30 novembre al 32 Boulevard des Moulins di Montecarlo.
Nei 360 metri quadrati a ferro di cavallo, divisi in nove ambienti, si dispiega un racconto che trasforma lo spazio in esperienza: ogni stanza è una dichiarazione d’intenti, un laboratorio di accostamenti audaci e di sottili corrispondenze tra epoche, materiali e sensibilità. I due curatori, già protagonisti di un primo capitolo a Gstaad, tornano qui a parlare di lusso e di sublime attraverso un linguaggio comune all’insegna della libertà.
Nella stanza bianco-azzurra, una gouache di Fernand Léger, «Patience (Les Illuminations de Rimbaud)» (1950) dialoga con «Concetto Spaziale» (1962-63) di Lucio Fontana, le tensioni plastiche di Agostino Bonalumi in «Blu» (1986) e le trasparenze contemporanee in resina di Objects of Common Interest, mentre la luce di Angelo Lelii e lo specchio «Sole» di Filippo Carandini creano un’atmosfera sospesa. In altre sale, le porcellane di Diego Cibelli incontrano i tavoli in marmo di Andrea Mancuso, una lampada di Christian Pellizzari che illumina le poltrone di José Zanine Caldas, e il vaso «Lovers» (1954) di Marc Chagall dialoga con le forme di Roberto Sironi.
E ancora, l’artigianalità di Gabriella Crespi, accanto alle ironie di Alighiero Boetti e alle terracotte di Jean Cocteau, in un continuo equilibrio tra memoria e contemporaneità. Sul terrazzo, il percorso prosegue con il minimalismo scultoreo del duo brasiliano Sette7 e le creazioni di Derek Castiglioni.
Nina Yashar e Clemente Tivioli. Photo: Anthony Lanneretonne