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Andrea Chisesi, «Fauno Barberini» (particolare), 2025

Courtesy l’artista

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Andrea Chisesi, «Fauno Barberini» (particolare), 2025

Courtesy l’artista

Metamorfosi nelle metamorfosi a Noto

Andrea Chisesi rilegge i miti di Ovidio al Museo Civico della città barocca

Alessandra Ruffino

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Per capire come quello tra Andrea Chisesi, classe 1972, romano ma milanese di adozione, e il capolavoro ovidiano del I secolo a.C. fosse un incontro destinato, bisogna risalire alla «fusione», ovvero a quella particolare tecnica a cui egli deve la riconoscibilità del suo stile e la sua affermazione. Le «Fusioni» nascono nel 2004 dal desiderio di unire fotografia e pittura in un unico gesto creativo: nelle prime Chisesi sovrappone la fotografia alla pittura attraverso le trasparenze, utilizzando luce e ombra per aggiungere o sottrarre parti dell’opera; in un secondo momento imprime lo scatto fotografico direttamente sul dipinto o su una serie di stratificazioni materiche. L’artista pone così in opera un processo che trasforma la superficie pittorica in un palinsesto di memorie urbane e rimandi iconici, carichi di tensione emotiva e risvolti simbolici.

Al confronto diretto con le Metamorfosi di Ovidio, da due millenni testo fondamentale della cultura e del canone artistico occidentale, Chisesi è giunto riconoscendo in molte sue fusioni la presenza di opere d’arte antiche la cui iconografia era riconducibile al poema. Questo confronto ha dato vita a «Omaggio alle Metamorfosi di Ovidio», la personale di Andrea Chisesi ospitata dal 13 luglio al 16 novembre negli spazi del Museo Civico di Noto, all’interno dell’ex Convento di Santa Chiara. Curata da Martina Mazzotta e promossa e patrocinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Noto, la mostra presenta un corpus di opere inedite in un percorso espositivo sviluppato su più sezioni. Gli omaggi alla storia dell’arte si articolano in due grandi insiemi: pittura e scultura. Nelle opere di Chisesi, che alternano pittura, fotografia analogica e digitale, collage e grattage, gli episodi ovidiani trasfigurano in visioni intessute di continui rimandi tra la dimensione atemporale del mito e l’attualità, nel segno della legge universale della metamorfosi: niente muore, tutto si trasforma. Nel catalogo pubblicato da Moebius, la curatrice della mostra osserva e avverte: «Resta qualcosa di ineffabile, in queste opere: una delicata poesia intrisa di eleganza e bellezza, che sfiora l’invisibile e si fa mistero».

 

Alessandra Ruffino, 11 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

Metamorfosi nelle metamorfosi a Noto | Alessandra Ruffino

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