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Fiona Tan, «Autoritratto con maschera», 2025

Per gentile concessione dell'artista e della Frith Street Gallery, Londra

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Fiona Tan, «Autoritratto con maschera», 2025

Per gentile concessione dell'artista e della Frith Street Gallery, Londra

L’ossessione di Fiona Tan per Géricault

Per la prima volta il Rjiksmuseum ha dato carta bianca a un’artista contemporanea che, selezionando opere dai depositi, esplora come vengono rappresentate le persone affette da problemi di salute mentale 

Per la prima volta, il Rijksmuseum di Amsterdam assegna carta bianca a un artista contemporaneo per la realizzazione della mostra di punta della stagione estiva, affidandogli la grande e prestigiosa Philips Wing. E lo fa scegliendo Fiona Tan (Pekanbaru, 1966), artista residente nei Paesi Bassi ma nata in Indonesia con origini miste cinesi e australiane, che lavorando in stretta collaborazione con la curatrice Mayken Jonkman e l’architetto Jean-Michel Wilmotte, autore del sobrio ed elegante riallestimento del museo, ha concepito la mostra «Fiona Tan: Momomania» (4 luglio-14 settembre). Omaggio alla fascinazione dell’artista per la nascita della psichiatria all’inizio dell’800, la mostra attinge dalle vaste collezioni del Rijksmuseum per presentare opere tratte dai depositi che portano la firma, tra gli altri, di Francisco Goya, Edvard Munch e Raden Saleh, oltre a oggetti come maschere giapponesi e abiti da battesimo. La mostra si conclude con «Janine’s Room» (2025), nuova opera di Fiona Tan commissionata dal Rijksmuseum, che entrerà nelle collezioni permanenti del museo. 

Dott.ssa Jonkman, perché proprio Fiona Tan?
Innanzitutto perché è un’artista incredibile. La sua pratica artistica, in cui utilizza la ricerca per esplorare temi come memoria e identità, tempo e storia, è spesso permeata da una qualità onirica, generando composizioni il cui grande impatto visivo si intreccia a un approccio critico verso temi come percezione e rappresentazione. Al centro della pratica artistica di Fiona Tan c’è inoltre una passione profonda e di lunga data per gli archivi e le collezioni museali, un interesse che esplora ampiamente, permettendo alle sue scoperte di plasmare e arricchire il suo lavoro. Questo metodo di lavoro e la sua passione per i musei sono ciò che il Rijksmuseum ha trovato particolarmente interessante.

Perché la scelta di un argomento complesso come la psicologia (e le malattie psichiatriche) ottocentesca?
Fiona Tan si è interessata all’argomento dopo avere scoperto «Ritratto di un cleptomane» di Théodore Géricault. Come ha scritto lei stessa: «Per anni sono stata attratta da questo ritratto. Dal momento in cui ne ho visto una riproduzione e ho letto il saggio di John Berger Un uomo dai capelli arruffati, ne sono rimasta affascinata». Nel 2016-2017 Fiona ha svolto una residenza artistica presso il Getty Research Institute, che ha portato alla pubblicazione di 10 Madnesses (Roma Publications). Ha quindi deciso di rivisitare l’argomento per questa mostra, selezionando nei nostri depositi opere che visualizzano la connessione tra arte e psichiatria subito dopo la nascita di questa disciplina all’inizio del XIX secolo, nonché la rappresentazione di forti emozioni. Con un profondo senso di empatia, Fiona Tan esplora come vengono rappresentate le persone affette da problemi di salute mentale.

La mostra viene definita «quasi cinematografica». Che cosa intendete esattamente?
La selezione di oggetti, tutti ottocenteschi, operata da Tan, combinata con la scenografia progettata da Wilmotte, accompagna i visitatori per mano, offrendo una visione ampia e immersiva di che cosa significasse affrontare problemi di salute mentale nell’800. Si potrebbe paragonare alla lenta ripresa panoramica di una telecamera. D’altra parte, Fiona Tan è, tra le altre cose, una celebre videoartista che disegna personalmente scenografie, oggetti di scena e abiti. Ogni aspetto è pensato e ponderato. Così è stata realizzata anche la mostra.

Théodore Géricault, «Ritratto di un cleptomane», 1820-24 ca, Gand, Museo di Belle Arti

Quali sono le scelte più significative e sovversive fatte da Tan nelle collezioni del museo?
La scelta più significativa è stata quella di aver selezionato solo oggetti che non erano esposti da molto tempo, molti dei quali anzi mai esibiti in pubblico. I visitatori possono ammirare maschere giapponesi e giavanesi, una boccia per pesci, un manichino a grandezza umana, stampe di Edvard Munch, solo per citarne alcuni. Tan ha inoltre richiesto alcuni prestiti chiave, tra cui il più significativo è ovviamente il «Ritratto di un cleptomane» di Théodore Géricault, oggi al Museo di Belle Arti di Gand.

Com’è strutturata la mostra?
Le sale sono 10. La Sala 1, «Il Cleptomane», funge da introduzione. La Sala 2, «Monomania», prepara il terreno e spiega cos’è la monomania (il «Ritratto di Cleptomane» fa parte di una serie intitolata «Monomanes»). La Sala 3 è un «catalogo delle emozioni», che mostra come le emozioni vengono inventariate e catalogate dagli scienziati e percepite dagli artisti. Nella Sala 4, «Allucinazioni», l’attenzione si sposta su incubi e deliri, stati d’animo che non possono essere catturati a parole. Nella Sala 5, «Melancholia», Tan ha ricreato il boudoir di una donna benestante del XIX secolo, evocando i confini fisici della vita quotidiana di queste donne socialmente privilegiate. Nella Sala 6, «La cameriera», come pendant l’attenzione si concentra sulle donne delle classi inferiori, che avevano altrettanta poca libertà. La Sala 7, «Borseggiatori», è dedicata a un’installazione che Fiona Tan ha presentato per la prima volta nel 2020. I borseggiatori erano storicamente visti come criminali dal carattere debole. La Sala 8, «Merletto», presenta il pizzo come costoso articolo di lusso dalla lunga e complessa produzione, che lo ha reso frequente oggetto di furto. Per la Sala 9, «La stanza di Janine», Fiona Tan ha realizzato una nuova opera in cui esplica i risultati della sua ricerca. La decima e ultima sezione, «Il tempo incompleto», riflette su come le scienze mediche, psichiatria inclusa, siano tuttora in continua evoluzione.

Quali sono le opere realizzate appositamente per la mostra?
Fiona Tan ha realizzato una nuova videoinstallazione intitolata «La stanza di Janine», che entrerà nelle collezioni del museo. Inizialmente, la nuova installazione avrebbe dovuto integrare in modo giocoso i cinque ritratti mancanti di Géricault di monomaniaci (la serie «Monomanes» contava originariamente dieci ritratti, di cui solo cinque sopravvissuti). L’opera realizzata affronta invece quella difficoltà di comprensione dei disturbi mentali che rende ancora più importante e necessario un approccio aperto ed empatico verso chi ne soffre. La differenza tra stato mentale sano e malato può infatti essere minima. 

Che cosa significa esattamente cocurare una mostra con un artista vivente?
Il museo desiderava da tempo collaborare con un artista vivente. Fiona Tan, in particolare, si dedica a una ricerca approfondita arricchita, essendo un’artista, dall’intuizione, in ciò distinguendosi dalla tradizione museale, in larga parte plasmata dalla storia dell’arte e concentrata su oggetti significativi creati da diverse culture in tutto il mondo nel corso della storia. Gli storici dell’arte affrontano le opere con una tecnica scientifica: definiscono un problema, raccolgono prove e formulano argomentazioni, in una dinamica di analisi e sintesi. Abbracciando una prospettiva intuitiva, Tan offre una nuova prospettiva di interazione con le collezioni museali, arricchendo la comprensione del Rijksmuseum in modi inaspettati.

Quanto è stato importante e perché avete scelto di coinvolgere Wilmotte nell’allestimento?
Fiona Tan voleva che il pubblico percepisse come la mostra faccia parte delle collezioni del Rijksmuseum, rappresentando un’estensione delle esposizioni permanenti. Avendo Wilmotte curato gli allestimenti del museo, Tan ha proposto di affidargli anche il progetto espositivo della mostra. Wilmotte ha accettato con piacere, ottenendo un risultato affascinante in cui si riconosce lo stile del museo, ma si offre anche ai visitatori un’esperienza immersiva nel mondo di Fiona Tan. 

Edvard Munch, «Nudo in piedi con i capelli rossi», 1902, Amsterdam, Rijksmuseum

Elena Franzoia, 04 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

L’ossessione di Fiona Tan per Géricault | Elena Franzoia

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