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Louis Jebb
Leggi i suoi articoliNel 2026, in occasione del centenario della nascita di Elisabetta II (21 aprile 1926-8 settembre 2022), il Royal Collection Trust organizzerà una mostra dedicata agli abiti della regina. La mostra aprirà i battenti nella King's Gallery di Buckingham Palace a Londra in primavera (le date sono in via di definizione).
Intitolata «Queen Elizabeth II: Her Life in Style», presenterà tra gli altri gli abiti indossati dalla defunta sovrana al suo matrimonio, nel 1947, e alla sua incoronazione, nel 1953, entrambi disegnati da Norman Hartnell. Elisabetta II, come la sua predecessora Elisabetta I mezzo millennio prima, utilizzava il linguaggio codificato degli abiti per esercitare il soft power della monarchia. Tra gli esempi di abiti di importanza diplomatica presenti in mostra vi è un abito bianco, disegnato sempre da Hartnell, per un banchetto di Stato a Karachi nel 1961: in questa creazione una piega verde smeraldo che scende lungo la schiena incorpora i colori nazionali del Pakistan.
L’abito di Hartnell per l’incoronazione in un primo momento prevedeva ricami della rosa Tudor, del cardo, del porro e del trifoglio, in onore del Regno Unito di Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Ma, come ha scritto Jane Mulvagh su «The Art Newspaper» nel 2022 (in occasione del giubileo di platino di Elisabetta): «Dopo aver visto i disegni preparatori dell'abito realizzati da Norman Hartnell... la regina fece un’aggiunta politicamente cruciale. Hartnell aveva omesso qualsiasi riferimento al Commonwealth, quindi i quattro fiori del Regno Unito furono inghirlandati con quelli del Commonwealth, tra cui la protea sudafricana e il fiore d’acacia australiano, in riconoscimento della loro importanza».
La mostra di 200 pezzi includerà schizzi e corrispondenza con i couturier della Regina, oltre ad abiti di tutta la vita. Elisabetta e la sorella minore, la principessa Margaret, fin dalla nascita sono state oggetto di attente analisi da parte della stampa nazionale. In mostra si vedrà l’abito da damigella d'onore, disegnato da Edward Molyneux, che nel 1934 l'allora principessa Elisabetta di York indossò al matrimonio di suo zio, il duca di Kent, e della principessa Marina di Grecia. Saranno inoltre esposti esempi del look quotidiano della regina amante dei cavalli, i cui capi essenziali erano twin-set in tweed o pantaloni da equitazione e una giacca da hacking.
Un simbolo per la Nazione
La visibilità globale controllata e in continua evoluzione di Elisabetta II durante i suoi settant'anni di regno si è trasformata in quella che potrebbe essere definita una dimostrazione di performance artistica duratura, assumendo i ruoli di madre della Nazione, capo di Stato, emblema di valore su banconote e francobolli, modella per ritratti ufficiali e abile interprete di processioni e cerimonie.
Faceva parte dei doveri della regina essere presente e visibile; lei stessa aveva affermato, con una battuta, che bisognava vederla per crederci. Alla fine degli anni '60, con l'avvento della televisione a colori, la regina e i suoi stilisti adattarono la semplicità dell'abbigliamento contemporaneo e i colori vivaci, monocromatici e a tinta unita, creando le condizioni ottimali per essere ripresa e riconosciuta. La mostra includerà alcuni dei vivaci abiti stampati realizzati negli anni '70 per la sovrana da Ian Thomas e mai stati esposti prima. In un momento di crisi nazionale, nelle prime settimane della pandemia di Covid-19, quei colori sono stati utilizzati come fonte di conforto simbolico; quando, nell'aprile 2020, Elisabetta ha parlato alla Nazione britannica indossando una spilla turchese sulla spalla, ha comunicato protezione e speranza.
I suoi couturier preferiti, tutti britannici, furono Hartnell, Hardy Amies, Thomas e Stewart Parvin. Mulvagh ha scritto su «The Art Newspaper» di alcune conversazioni con Amies in cui questi raccontava le rigide regole imposte dalla famiglia reale, che includevano «la larghezza della tesa del cappello, limitata in modo che la regina potesse essere vista dal popolo; orli appesantiti per garantire la decenza nei giorni ventosi (nel suo guardaroba era presente persino un ventilatore elettrico utilizzato per testare i tessuti trasparenti); abiti piuttosto che gonne, in modo che non fosse necessario sistemare gli indumenti quando scendeva da un veicolo; cerniere piuttosto che bottoni per facilitare fino a cinque cambi di abito al giorno».
Caroline de Guitaut, curatrice della mostra e responsabile delle opere d'arte del re, ha dichiarato: «Nel corso del regno straordinariamente lungo della regina Elisabetta II, il suo stile distintivo è diventato immediatamente riconoscibile in tutto il mondo, rafforzando l'industria della moda britannica e influenzando generazioni di stilisti e couturier. Solo ora, che l'archivio di moda della defunta regina è affidato alla Royal Collection Trust, possiamo raccontare la storia di una vita di scelte stilistiche ponderate, dal suo ruolo attivo e dalla sua comprensione del soft power che si celava dietro i suoi abiti, all'eccezionale maestria artigianale che caratterizzava ogni capo».