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Alla Fondazione Mast 40 fotografie rivisitano la carriera dell’artista tedesco, dalle prime opere degli anni ’80 fino ai giorni nostri
- Anna Aglietta
- 23 maggio 2023
- 00’minuti di lettura


«Kodak» (1995), di Andreas Gursky (particolare). © Andreas Gursky, by Siae 2023. Cortesia di Sprüth Magers
L’industria secondo Gursky
Alla Fondazione Mast 40 fotografie rivisitano la carriera dell’artista tedesco, dalle prime opere degli anni ’80 fino ai giorni nostri
- Anna Aglietta
- 23 maggio 2023
- 00’minuti di lettura
Anna Aglietta
Leggi i suoi articoliArriva la prima antologica italiana di Andreas Gursky (1955), per sottolineare due grandi anniversari: da un lato, la Fondazione Mast celebra 10 anni di attività; dall’altro, l’impresa di macchine per prodotti di tabacco G.D festeggia il proprio centenario.
Dal 25 maggio al 7 gennaio 2024, «Andrea Gursky. Visual Spaces of Today» riunisce 40 fotografie che rivisitano la carriera dell’artista tedesco, dalle prime opere degli anni ’80 fino ai giorni nostri. La mostra è curata da Urs Stahel insieme all’artista, che da sempre utilizza l’astrazione per «esplorare ciò che si nasconde dietro alla realtà», una ricerca che gli è valsa un posto nella storia quando, nel 2011, vendette la fotografia più costosa al mondo («Reno II», a 4,3 milioni di dollari).
I due hanno scelto fotografie che esplorano e sfidano la nostra comprensione di temi come lavoro ed economia, che mostrano nuove prospettive del mondo industriale, dai siti produttivi ai nodi di trasporto alle sedi finanziarie. Nello stile tipico del fotografo, le immagini sono di grande formato, estremamente realiste, tutti i dettagli a fuoco, tanto da perdersi nell’insieme, gli sfondi indistinguibili dai primi piani, i colori vibranti, l’ispirazione della pittura paesaggistica evidente.
L’uomo è sempre presente, nella sua collettività, le sue strutture industriali, collettive, in cui l’individuo si perde, diventa invisibile. Le composizioni sono sapientemente costruite per evidenziare schemi e ripetizioni nelle scene ritratte. Come afferma Stahel, ammirare le immagini di Gursky è «un’esperienza fisica, mentale ed emotiva, per afferrare, per capire».

«Kodak» (1995), di Andreas Gursky (particolare). © Andreas Gursky, by Siae 2023. Cortesia di Sprüth Magers