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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliAlberto Tadiello (Montecchio Maggiore, Vi, 1983) per la sua nuova installazione site specific diffusa, visibile dal 21 giugno al 31 agosto al Museo Civico Archeologico di Acqui Terme (Al) e chiamata «Ecotrance», si ispira alla celebre fonte d’acqua «La Bollente» che da oltre 2mila anni scaturisce a 75 gradi nel centro di Acqui Terme, utilizzata anche in chiave sacrale nei tempi antichi. In questo modo Tadiello, artista che utilizza per la sua pratica materiali industriali quali cavi elettrici e dispositivi elettronici che animano la materia, mette al centro le relazioni tra arte, natura e tecnologia dando vita a un’opera d’arte «totale» che si sostanzia visivamente e sonoramente sui marmi esposti nel museo.
L’autore, dunque, trasporta l’impatto emotivo generato dalla fonte poco lontana su vari blocchi marmorei che costituivano l’antica fontana che contornava La Bollente, e lo fa grazie a una serie di suoni e immagini ipnotiche che definisce «un arabesco screziato di colori in movimento che bagna le pareti, le teche, il pubblico, in un loop sincopato e vagamente ipnotico. L’opera quindi è una riflessione intorno all’acqua, intesa come sinonimo e metafora di vita, come elemento di definizione dello statuto identitario del luogo».
Tra gli interventi esposti realizzati da Tadiello sulle pietre figura un mascherone di fontana in marmo bianco del I-II secolo d.C., raffigurante un personaggio maschile la cui interpretazione è resa difficile dallo stato di conservazione: la figura è caratterizzata da una folta capigliatura, baffi e barba, realizzati secondo uno stile riconducibile all’ambito dionisiaco, e potrebbe probabilmente rappresentare un Sileno. È presente inoltre un oscillum in marmo bianco, proveniente da un riuso del complesso della cattedrale di Acqui: risalente al I secolo d.C., tale decorazione presenta su una faccia tre maschere teatrali femminili dai tratti drammatici, sull’altra la raffigurazione di un crostaceo, forse un’aragosta. Nelle sale della mostra è allestito anche un piede di tavolo a testa leonina (trapezoforo) in marmo bianco dalla Grecia o dall’Asia Minore, risalente al I-II secolo d.C. Su tutti questi e altri materiali, in tutto 16, l’artista sovrappone le sue proiezioni luminose e sonore: tecnicamente tale passaggio avviene attraverso 100 sfere stroboscopiche a led che «leggono» una playlist di file audio poi diramati a partire da cinque cablaggi che alimentano 20 sfere ciascuno. L’appuntamento, con catalogo Gli Ori, è all’interno della quarta edizione di «TraSecolare», evento dell’Associazione Amici dei musei acquesi realizzato in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, Comune e Soprintendenza locale.

Una stanza del Museo Civico Archeologico di Acqui Terme colpita dall’installazione site specific «Ecotrance» di Alberto Tadiello