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Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliSono sempre una festa per gli occhi le «Antologie» proposte da Roberto Casamonti nella sua luminosa galleria fiorentina di Lungarno Cellini. Per il 2026 la selezione, effettuata nel corso dell’ultimo anno dall’85enne gallerista, che sta già lavorando all’edizione 2027, si concentra su 50 opere, mentre sono oltre una trentina quelle che la Galleria Tornabuoni presenterà nella sua sede milanese dall’11 dicembre. A Milano in particolare saranno presenti opere della da poco riscoperta, e oggi molto ambita dal mercato collezionistico, Carla Accardi, oltre che di artisti come Dadamaino, Gilardi, Fontana, Capogrossi. «Ho sempre selezionato opere belle», afferma Casamonti, che aggiunge: «e infatti anche il catalogo è impostato come un vero libro d’arte. Ed è questa la vera differenza tra una galleria e una casa d’aste: la qualità costante della proposta, l’approfondimento a monte, la necessità di ottenere una selezione coerente. È anche il motivo per cui sono riuscito a farmi accettare sulla non facile scena parigina: avere puntato su un unico tema, l’arte contemporanea italiana».
Alberto Savinio, «Inspection du monde», 1929. Courtesy of Tornabuoni Art
Alighiero Boetti, «Mappa», 1983-84. Courtesy of Tornabuoni Art
A Firenze spiccano opere di grande formato di artisti come Piero Dorazio, Alighiero Boetti, Sandro Chia, Marina Apollonio, Jannis Kounellis, Enrico Castellani, ma non mancano, come sempre nelle scelte di Casamonti, gli artisti figurativi del novecento, cui è dedicato il primo piano dell’esposizione, e alcuni maestri internazionali di sicuro appeal come Picasso con un bellissimo toro, un incantevole Mirò, un grafico e decorativo Vasarely. Immancabili Fontana con un fiammante «Concetto spaziale. Attese» (1965-66), affiancato a contrasto da un Afro del 1970 dai colori spenti e intimisti, e alcuni De Chirico (tra cui «Cavalli antichi in riva al mare», del 1929) di cui Casamonti è grande collezionista.
Il gallerista si è poi dichiarato particolarmente fiero di proporre nell’attuale selezione opere come il coloratissimo olio su tela di Piero Dorazio, «La mecca» (1968), di ben 2 metri per 2, o le inconfondibili opere boettiane «Mappa» (1983-84) e «Piccolo medio grande» (1961). Di grande fascino appaiono anche l’opera di Alberto Burri «Catrame» (1950), in cui l’eleganza delle linee astratte incontra la raffinatezza della palette ruggine-bianco-nero, e «Still life» (1960) di Domenico Gnoli, dalla seducente grana materica sabbiosa e rossastra. Da Venezia provengono invece l’Emilio Vedova del colorato groviglio «Del nostro tempo» (1971) e il Giuseppe Santomaso di «Interno con cancello» (1947). Tra le curiosità, non mancano in mostra due paesaggi siciliani uno del celebre Salvo, l’altro del largamente dimenticato pittore futurista Giulio D’Anna, mentre da un angolo della mostra occhieggiano i due truccatissimi busti di Francesco Vezzoli, «J’adore Clytie» e «Camelia», entrambi del 2020. Casamonti ha anche confermato che una nuova stella presto si aggiungerà alla costellazione di spazi che già compongono la sua galassia espositiva fiorentina. Dalla prossima primavera infatti la collezione permanente che porta il suo nome traslocherà in un nuovo spazio espositivo su Lungarno Cellini, lasciando il magnifico Palazzo Bartolini Salimbeni di Piazza Santa Trinita alle mostre temporanee. In fase di ampliamento anche la galleria milanese, che presto si doterà di un nuovo piano espositivo.
Giorgio de Chirico, «Apparizione della ciminiera», 1934-44. Courtesy of Tornabuoni Art
Lucio Fontana, «Concetto spaziale, Attese», 1965-66. Courtesy of Tornabuoni Art