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Micaela Deiana
Leggi i suoi articoliCinque grandi mostre animano l’estate di Palermo Capitale Italiana della Cultura. Sono il frutto di collaborazioni interistituzionali e propongono un programma sfaccettato fra arti visive, performance, fotografia e riflessioni postcoloniali.
Alla Fondazione Sant’Elia c’è l’ampia retrospettiva di Shozo Shimamoto, a cura di Achille Bonito Oliva. Nata da un progetto della Fondazione Morra, con il supporto tecnico, logistico e organizzativo dell’Associazione Shozo Shimamoto, in collaborazione con la Fondazione Sant’Elia, ripercorre la lunga carriera dell’artista giapponese, dalle prime sperimentazioni degli anni Quaranta e Cinquanta alle performance più recenti e presenta dialetticamente due produzioni linguistiche all’apparenza opposte, che sposano due mondi, l’Oriente e l’Occidente, entrambi teatro della ricerca dell’artista.
Al Chiostro del Dormitorio dei Benedettini di Monreale, invece, Jan Fabre debutta come protagonista di una mostra in Sicilia, con un progetto a cura di MondoMostre Skira e Regione Siciliana. Per la prima volta una mostra racconta la multiforme e vitale produzione dell’artista belga, intrecciando le sue ricerche visive, coreografiche, teatrali e scenografiche in un percorso che da Monreale passa alla valle dei Templi di Agrigento.
Il Real Albergo dei Poveri ospita la retrospettiva di Robert Capa, ripercorrendo gli scatti più iconici di uno dei più noti reporter del Novecento. La rassegna, a cura di Denis Curti, è promossa dall’Assessorato Regionale ai beni culturali e all’identità siciliana in occasione di Palermo Capitale della Cultura 2018 ed è organizzata da Civita in collaborazione con Magnum Photos e la Casa dei Tre Oci. Un centinaio di immagini in bianco e nero illustrano gli amari conflitti che hanno segnato il secolo breve: Copenaghen 1932, Francia 1936-39, Spagna 1936-39, Cina 1938, seconda guerra mondiale 1939-45, Francia 1944, Germania 1945, Europa Orientale 1947, Israele 1948-50, Indocina 1954. A questi si affianca una sezione ritrattistica, con i volti di Gary Cooper, Ernest Hemingway, Ingrid Bergman, Pablo Picasso, Henri Matisse, Truman Capote, John Huston e William Faulkner.
Nella stessa sede, dal 19 giugno al 23 settembre, arrivano inoltre 150 fotografie di Alexander Rodcenko, uno dei più noti esponenti dell’Avanguardia sovietica. Stampati da negativi degli anni Venti e Trenta, gli scatti di Rodchenko sanciscono la nascita della fotografia concettuale.
Nei Cantieri Culturali alla Zisa, allo ZAC, abbiamo, infine, «ReSignifications: Black Portraiture in the Mediterranean Blue». La mostra nasce da un’intuizione di Wole Soyinka, Premio Nobel per la Letteratura 1986 e cittadino onorario di Palermo, e dalla volontà di esplorare i rapporti culturali e artistici fra Africa e Occidente attraverso il Mediterraneo. A curare la selezione e il disegno espositivo è il nigeriano Awam Amkpa, che ha creato un ampio coro di opere di artisti della diaspora africana, chiamati a reinterpretare il corpo nero nell’arte occidentale.
La riflessione/denuncia dialoga con la collezione di sculture e altre forme di arte visiva dall’Africa appartenente a Soyinka, integrando ricerca visiva e cultura materiale, la storia del collezionista e il fermento che attraversa l’arte del continente africano.

Nei Cantieri Culturali alla Zisa, allo ZAC, «ReSignifications: Black Portraiture in the Mediterranean Blue» nasce da un'intuizione del premio Nobel Wole Soyinka