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Giulia Rogni
Leggi i suoi articoliC'è ancora poco meno di un mese per vedere la mostra organizzata dai Civici Musei di Treviso dedicata all’Amore Sublime tra Cristo e la Maddalena. Un sentimento che ha contrassegnato secoli di storia dell'arte, rivissuto in un centinaio di miniature, dipinti, sculture, oreficerie e tessili nelle sale trevigiane fino al 14 settembre. Un racconto che inizia con la Crocefissione, in cui con la Madonna e Giovanni, è protagonista nella sua umana disperazione. La stessa Croce, nella trasposizione di grandi maestri, è la naturale protagonista della successiva sezione, nel suo valore simbolico e identitario. Altri capolavori fanno esplodere in pura emozione il dolore urlato di Maddalena di fronte al Cristo deposto dalla Croce. Al cembro di una sala dove le luci son abbassate, brilla uno dei tanti capolavori: la grande tavola bifacciale di Jan Polack raffigurate la Deposizione (fronte) e la Decapitazione di San Paolo (retro) In quest’opera la Maddalena è raffigurata in mantello verde e veste rossa foderata di pelliccia, con la parte superiore del petto scoperta, a ricordo della sua precedente vita mondana. La redenzione della Maddalena, il suo farsi pentita, è una iconografia che ha avuto ampia fortuna dopo il Concilio di Trento, divenendo simbolo universale della penitenza. Maddalena viene vista come una nuova Eva. Nell’Ottocento Maddalena diventa archetipo di una spiritualità universale che supera il credo. Spariscono addirittura (a volte) i simboli religiosi (si veda la versione della Penitente di Canova) e l’attenzione degli artisti esalta la femminilità della santa. Superata la caduta e compiuta la redenzione, Maddalena viene ora celebrata anche in nudi di spirituale verità o in momenti di languido abbandono. Addormentata o svenuta, giacente o seduta, Maddalena diventa emblema di femminilità: pietismo religioso e carnalità si uniscono dando vita a opere pienamente romantiche. Il confronto sul tema della Via Crucis tra i due artisti trevigiani, Alberto e Arturo Martini, il più importante pittore simbolista italiano e l’ultimo grande scultore, aprono una delle sezioni della mostra. Le loro opere gettano un ponte tra Ottocento e il contemporaneo, fino alla prima opera realizzata con l’intelligenza artificiale ad essere presente in una mostra.