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Ketty Gobbo

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Ketty Gobbo

La Pietra d’Istria che parla nella Venezia di Ketty Gobbo

La scultrice abita le superfici di Venezia con la “sua” Pelle d’Istria, una mostra site-specific che nasce dal progetto della scultrice all’interno di Joystick.

Ketty Gobbo abita le superfici di Venezia con la “sua” Pelle d’Istria, una mostra site-specific che nasce dal progetto della scultrice all’interno dello spazio Joystick. L’artista, durante un mese di permanenza nella città lagunare, ha percorso la città selezionando la “pelle” di muri, portoni, pavimenti, chiese, per realizzare dei calchi e trasferire ogni particolare tridimensionale su tessuto. Parti di Venezia recuperate dall’esterno vengono rimodellate e portate all’interno in un nuovo ambiente intimo e immersivo. L’installazione dell’opera all’interno dello spazio è iniziata l’11 agosto, un cantiere in mostra che il pubblico ha potuto vedere attraverso la vetrina e che è stato filmato per documentare il processo di creazione che è parte integrante dell’opera. Pelle d’Istria presenta dunque un lavoro di trasformazione, eliminando la cesura tra spazio esterno e interno. Nella crescita paritaria tra opera e architettura il luogo acquisisce un carattere profondo e organico.

Qual è stata l’urgenza di concepire Pelle d’Istria?

L'urgenza di fare questa mostra è nata dal fatto che sentivo di aver raggiunto un apice nella ricerca artistica attuale, di aver trovato qualcosa da far vedere. La personale serviva per mettere alla prova il mio modo di operare, senza limiti, dandomi l'opportunità di comunicarlo con le persone.

Come hai costruito la mostra?

Ho costruito la mostra fondendo le ricerche fatte in precedenza con le influenze del luogo, traendo informazioni dalle forme, e i materiali di cui è composta Venezia per rimodellarli e adattarli allo spazio. Essendo il processo parte fondamentale del lavoro, la fase dell'allestimento è stata concepita come un cantiere a cielo aperto, dove le persone che passavano potevano dialogare e osservare come cresceva ed evolveva il lavoro nel tempo.

Cosa racconta il titolo?

Pelle d'Istria è fortemente collegato alla città e al processo attuato per ottenere le opere. Uno dei materiali principali di cui è composta Venezia è la Pietra d’Istria. Durante il periodo precedente alla mostra, ho percorso la città selezionando le superfici in pietra da muri, pavimenti, chiese, per realizzare dei calchi e trasferire ogni particolare tridimensionale su tessuto. Ho ottenuto in questo modo una sorta di involucro, una pelle della città, strappata e riutilizzata all' interno dello spazio, rimodellata in una nuova forma in tensione.

Ketty Gobbo

Cosa spiega il processo della mostra?

Il lavoro effettivo per la realizzazione del progetto è iniziato due mesi prima con il recupero di tutti i materiali, il loro trasporto e i problemi logistici dovuti alla difficoltà di spostare tanto materiale nello stesso momento e in una sola volta a Venezia. Dopodiché è venuto il momento di verificare se il progetto su carta combaciasse con la realtà, andando a riadattare le misure originarie con quelle nuove. È stato necessario recuperare in poco tempo il materiale mancante, per poi lavorare intensamente nelle due settimane successive costruendo la struttura e avendo cura di allinearsi il più possibile con l'idea originale, sia tecnicamente che artisticamente.

Qual è stata la sfida con lo spazio?

È stata una vera sfida. Ho dovuto gestire le difficoltà tecniche e quelle dovute alla composizione artistica. Nel frattempo nello spazio sono apparsi contatti inaspettati con veneziani, turisti e persone del mondo dell'arte. Questa apertura verso l'esterno ha avuto un'evoluzione inaspettata. Alcune percorse hanno iniziato a frequentare periodicamente il luogo per controllare come procedevano i lavori. Si è aggiunta una situazione di solidarietà che ha portato i vicini della zona a sostenermi sia nel lavoro che nello spirito. Il continuo confronto con altri artisti ha permesso di mantenere la mente lucida e di far evolvere maggiormente l'intera installazione, cosa che sarebbe stata diversa in una situazione di isolamento. Dopo aver costruito e rialzato l'intero pavimento è stato il momento di fare il calco intero del un muro veneziano, per poter realizzare l'opera centrale. Verso gli ultimi giorni lo spazio è stato oscurato al pubblico per poter istallare tutte le componenti mancanti della mostra e concentrare tutte le informazioni assorbite sulla città rimodellandone la forma. In questo mese in cui la mostra è aperta al pubblico, finalmente può essere percorsa e vissuta dall’interno nella sua totalità. Lo spazio continua a essere visitato come nel mese precedente ma con un altro approccio, spingendo a nuove situazioni di dialogo e confronto.

Ketty Gobbo

Entriamo dentro lo spazio. Cosa narrano le opere? 

Il pavimento è stato ispirato dal tavolato in legno presente nel padiglione Italia all'Arsenale di Venezia, e ricalca l'estetica dei cantieri veneziani, dove il materiale antico è spesso di dimensioni differenti a causa dei rattoppamenti avvenuti nel tempo. L'idea era di presentare questa superficie irregolare ma compatta in grado di rimodellare l'assetto dello spazio diventando il primo elemento di contatto tra opera e persona, cercando di riportare all’interno anche l' elemento sonoro dell'installazione dovuto al passaggio delle persone sulle assi. L' opera grande nasce dal calco di un muro lungo 6 m vicino allo spazio. Proprio per la sua grandezza ho associato a questo lavoro l'idea della pelle, un involucro della città, strappato e presentato nuovamente in una forma, a metà strada tra solidità e morbidezza, come solitamente sono i muri veneziani. Si presenta come una superficie in tensione proiettata verso le persone, ma ancorata fortemente e alle pareti.

Le opere piccole sono tutte ammassate in un’unica parte dello spazio.

Sono un accenno alla vita animale che si raggruppa negli angoli, nei punti più umidi e nascosti. Le opere non sono visibili immediatamente ma vanno scovate, andando a ricordare quella sensazione di scoperta quando in quell'unico punto dell'edificio scopri tantissimi nidi e tane di insetti. Portano con sé un'idea quantitativa, frammentata e in espansione che associo alla sopravvivenza e all'adattamento nell’ambiente.

Ketty Gobbo

Sophie Seydoux, 11 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

La Pietra d’Istria che parla nella Venezia di Ketty Gobbo | Sophie Seydoux

La Pietra d’Istria che parla nella Venezia di Ketty Gobbo | Sophie Seydoux