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«L’Atelier Rouge, Issy-les-Moulineaux» (1911) di Henri Matisse, New York, MoMA (particolare)

© Succession H. Matisse

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«L’Atelier Rouge, Issy-les-Moulineaux» (1911) di Henri Matisse, New York, MoMA (particolare)

© Succession H. Matisse

L’Atelier Rouge di Matisse che affascinò Kelly

Sono state riunite alla Fondation Vuitton (dopo una tappa all’Smk di Copenaghen) per la prima volta le opere che l’artista francese dipinse nella celebre tela

Nella tela «Lo studio rosso» (1911), Henri Matisse dipinse il suo atelier di Issy-les-Moulineaux, vicino a Parigi, riproducendo in miniatura anche le opere che vi conservava, alcune delle quali sono poi diventate molto famose. Il dipinto, che appartiene alle collezioni del MoMA di New York dal 1949, ha raggiunto la Fondation Vuitton dove viene esposto dal 4 maggio al 9 settembre nella mostra «Matisse. L’Atelier Rouge», dopo una tappa allo Statens Museum for Kunst-Smk di Copenaghen nell’ottobre 2022. 

La particolarità della mostra è che per la prima volta sono riunite le altre opere che figurano nel quadro, sei dipinti, tre sculture e una ceramica, realizzate tra il 1898 e il 1911, a cui si aggiungono documenti di archivio, fotografie e altri quadri che permettono di ricostruire la storia dello «Studio rosso». Dal MoMA arrivano anche il piatto di ceramica «Nudo femminile» (1907), «Pesci rossi e scultura» (1912) e «Il giovane marinaio II» (1906), che manca da Parigi da più di trent’anni. Tre opere appartengono al museo danese: «Il Lusso II» (1907-08), «Bagnanti» (1907) e «Nudo con sciarpa bianca» (1909). 

I due musei, statunitense e danese, hanno unito le loro forze per identificare anche le altre opere. Sono esposti poi altri dipinti che, pur non figurando sulla tela, hanno con lei un legame molto stretto, come «La finestra blu» (1913), sempre del MoMA, e «Grande interno rosso» (1948) del Centre Pompidou. «“L’Atelier Rouge”, ha spiegato Ann Temkin, conservatrice del MoMA e cocuratrice della mostra, è al tempo stesso una pietra miliare nella tradizione secolare dei dipinti di studio e un’opera fondamentale dell’arte moderna. La decisione radicale di Matisse di saturare la superficie dell’opera con uno strato di colore rosso ha affascinato generazioni di artisti, tra cui Mark Rothko ed Ellsworth Kelly». 

Ed è proprio a Ellsworth Kelly, a cento anni dalla nascita dell’artista statunitense (1923-2015), che la Fondation Vuitton dedica nello stesso periodo la retrospettiva «Forme e colori, 1949-2015», organizzata con il Glenstone Museum di Potomac e in collaborazione con l’Ellsworth Kelly Studio. La fondazione parigina ha un legame particolare con Kelly, associato all’Hard Edge Painting e al Minimalismo, che per l’Auditorium dell’edificio, in dialogo con l’architettura di Frank Gehry, nel 2014 realizzò il sipario e una serie di monocromi rossi, gialli, blu, verdi e viola. La mostra riunisce oltre 100 opere tra dipinti, sculture, disegni e collage che ripercorrono la carriera di Kelly e le sue ricerche su colori, forma e spazio, con prestiti da istituzioni internazionali, tra cui la Tate di Londra e il Whitney Museum di New York. Ellsworth Kelly, ha scritto la fondazione in una nota, «si è ispirato alla natura e al mondo che lo circondava per creare il suo stile unico che ha rinnovato l’Arte astratta del XX e XXI secolo. Dieci anni dopo la sua scomparsa, le sue opere esercitano ancora lo stesso fascino, ben oltre i confini abituali della pittura». In autunno la mostra raggiungerà lo spazio M7 di Doha, in Qatar. 

«Blue Curves» (2014) di Ellsworth Kelly. © Ellsworth Kelly Foundation

Luana De Micco, 30 aprile 2024 | © Riproduzione riservata

L’Atelier Rouge di Matisse che affascinò Kelly | Luana De Micco

L’Atelier Rouge di Matisse che affascinò Kelly | Luana De Micco