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A Reggio Emilia, Palazzo da Mosto propone una personale che rivela l’approccio dell’artista: osserva e lascia accadere, accogliendo l’imprevisto e riconoscendo nell’incolto la parte più vitale del mondo vivente
- Alessia De Michelis
- 28 novembre 2025
- 00’minuti di lettura
Nazzarena Poli Maramotti, «La Raccolta», 2023 (particolare)
Photo: Carlo Favero
Il paesaggio come organismo vivente agli occhi di Nazzarena Poli Maramotti
A Reggio Emilia, Palazzo da Mosto propone una personale che rivela l’approccio dell’artista: osserva e lascia accadere, accogliendo l’imprevisto e riconoscendo nell’incolto la parte più vitale del mondo vivente
- Alessia De Michelis
- 28 novembre 2025
- 00’minuti di lettura
Alessia De Michelis
Leggi i suoi articoliUn giardino planetario prende forma nelle sale quattrocentesche di Palazzo da Mosto, a Reggio Emilia, dove dal 6 dicembre al 6 gennaio 2026 va in scena la personale di Nazzarena Poli Maramotti (1987), curata da Silvia Bottani. Un titolo, «Jardin Planétaire» che rivela l’approccio dell’artista: Poli Maramotti osserva e lascia accadere, accogliendo l’imprevisto e riconoscendo nell’incolto la parte più vitale del mondo vivente.
La mostra riunisce opere in gran parte inedite, tele, carte, ceramiche, objets trouvés, che testimoniano una libertà di sperimentazione capace di attraversare materiali diversi senza perdere coerenza. Il paesaggio, tema cardine della sua ricerca, si rinnova attraverso un archivio personale di immagini, ritagli e frammenti sedimentati nel tempo. Da questo repertorio nasce una pittura che si distacca progressivamente dalla figurazione per sfiorare l’informale, mantenendo però un legame mobile con il reale.
Pennellate dense, colori vibranti e reticoli materici che rompono la bidimensionalità fanno emergere una vitalità nuova, dove ciò che era noto sembra dissolversi per generare possibilità ulteriori. Centrale è la riflessione sull’errore: non deviazione, ma motore del processo creativo, luogo di metamorfosi e occasione per instaurare connessioni inattese. Ogni evento pittorico diventa così necessario, parte di un equilibrio dinamico che rimanda all’ecosistema evocato dal titolo.
Nazzarena Poli Maramotti, «Quasi alba», 2025. Photo: Carlo Favero