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Al m.a.x. di Chiasso incisioni, disegni e foto da Ercolano e Pompei
- Ada Masoero
- 23 febbraio 2018
- 00’minuti di lettura


Anonimo, «Pompei-Casa di Cornelio Rufo», fotografia, sd. Museo Archeologico Nazionale, Napoli
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Al m.a.x. di Chiasso incisioni, disegni e foto da Ercolano e Pompei
- Ada Masoero
- 23 febbraio 2018
- 00’minuti di lettura
Sono trascorsi 280 anni dalla scoperta di Ercolano, 270 da quella di Pompei: due eventi la cui eco si diffuse nel mondo intero, richiamando in Italia visitatori sempre più numerosi e sempre più illustri. Come si trasmise, però, tale fama planetaria? La mostra «Ercolano e Pompei: visioni di una scoperta» (dal 24 febbraio al 6 maggio, catalogo Silvana), curata per il m.a.x. museo di Chiasso da Pietro G. Guzzo, M. Rosaria Esposito e Nicoletta Ossanna Cavadini, si propone di rispondere a questa domanda, esponendo i documenti più significativi che ne propagarono ovunque la fama.
Si inizia con le lettere dei viaggiatori colti, dal principe Elboeuf a Johann J. Winckelmann, seguite da quelle del conte Caylus e di Goethe, con i commenti sulla conduzione degli scavi. Sarebbe poi stata la volta di Stendhal, di Taine, di Twain e degli artisti, architetti, studiosi che accorrevano qui, attratti dalle notizie che, grazie a quei carteggi (spesso accompagnati da schizzi e appunti visivi) iniziavano a circolare nel mondo della cultura.
I più numerosi, fra i cultori di antichità pompeiane ed ercolanensi, erano gli inglesi, con i casi esemplari di Sir John Soane, fondatore dell’omonimo museo londinese, e di Sir William Hamilton, vulcanologo e collezionista, ambasciatore inglese nel Regno di Napoli, che nel 1766-67 pubblicò i suoi pezzi di scavo in 436 tavole incise, preceduto però, dal 1757, da Carlo VII di Borbone, che commissionò le «Antichità di Ercolano esposte».
A queste si sarebbero aggiunte le incisioni di Giambattista e Francesco Piranesi e di Charles-François Mazois, queste commissionate dalla regina Carolina (sorella di Napoleone e moglie di Murat), cui presto si sarebbero sostituiti i dagherrotipi di Giorgio Sommer e le fotografie degli Alinari, giù fino alle cartoline, destinate a soddisfare un turismo sempre più largo.
Di tali materiali la mostra, che è frutto della collaborazione con il Mann di Napoli (dove si trasferirà da giugno a ottobre) esibisce moltissimi esempi, in un excursus di grande interesse artistico e documentario, che a Napoli sarà arricchito da materiali inediti di scavo.

Anonimo, «Pompei-Casa di Cornelio Rufo», fotografia, sd. Museo Archeologico Nazionale, Napoli