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Testa in bronzo attribuita a Valentiniano

© MNR Archivio Fotografico

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Testa in bronzo attribuita a Valentiniano

© MNR Archivio Fotografico

Il Museo Nazionale Romano valorizza le «memorie sommerse»

Sono allestiti nell’istituzione della Capitale i bronzi provenienti dal ponte ricostruito dall’imperatore Valentiniano I tra il 365 e il 367 d.C.

Riscoprire la storia antica della Città Eterna: la mostra «Memorie sommerse. I bronzi del ponte di Valentiniano», visibile dal 5 dicembre e fino al 12 aprile 2026 nel Palazzo Massimo del Museo Nazionale Romano invita «a riscoprire una pagina affascinante della Roma tardoantica e a riflettere sul rapporto profondo tra la città e il suo fiume», sottolinea Federica Rinaldi, direttrice del museo e curatrice dell’esposizione insieme a Agnese Pergola. Ecco così i bronzi provenienti dal ponte ricostruito dall’imperatore Valentiniano I tra il 365 e il 367 d.C., durante il governo congiunto con il fratello Valente. L’opera, affidata a Lucio Aurelio Aviano Simmaco, prefetto dell’Urbe, «si impostava probabilmente sulla struttura di un ponte più antico da identificarsi nel Pons Agrippae, Pons Aurelius o nel Pons Antoninus». Secondo gli studi compiuti, «la sua mole, lunga circa 120 metri e articolata in quattro arcate, era arricchita da una balaustra marmorea scandita da pilastrini e da una grande iscrizione in travertino affacciata sul fiume, ben visibile ai naviganti. Gli scavi ottocenteschi portarono alla luce due arcate crollate, frammenti della decorazione marmorea e parte dell’arco onorario che introduceva al ponte dal lato del Campo Marzio. Distrutto da una piena nel 729 d.C. e ricordato dalle fonti come Pons Ruptus, il ponte venne sostituito secoli dopo dall’attuale Ponte Sisto, edificato per il Giubileo del 1475 e probabilmente impostato sulle stesse fondazioni dell’antico manufatto».

Le sculture erano parte della decorazione bronzea del ponte: una testa maschile diademata, una statua di togato in bronzo dorato, un’ala destra di Vittoria. Si tratta di «opere non omogenee per stile ed epoca, indizio di un uso sapiente del reimpiego»: sculture più antiche furono infatti adattate con i ritratti degli imperatori Valentiniano e Valente per costruire un programma iconografico di forte impatto politico e celebrativo. Le opere in mostra sono da collegarsi strettamente al materiale epigrafico conservato oggi nel Chiostro di Michelangelo delle Terme di Diocleziano, ovvero i resti marmorei del parapetto, della balaustra e di alcuni dei pilastrini, offrendo così un percorso diffuso su più sedi museali.

I frammenti relativi alla statua di Togato, rimontati all’inizio del XX secolo su un conglomerato cementizio armato da una struttura in ferro, furono recuperati grazie ad un paziente e lungo lavoro di restauro effettuato nel 1985 al termine del quale vennero riassemblati su una struttura di supporto appositamente realizzata. L’intervento riguardò anche la testa in bronzo, legata al nome di Valentiniano. Nel 2023 sia la testa che la statua sono state sottoposte a un intervento di manutenzione conservativa che, oltre al trattamento di tutte le superfici bronzee seguito dall’applicazione di un nuovo strato di protezione superficiale, ha previsto la revisione di tutta la struttura di supporto e dei vincoli che mantengono in posizione i frammenti. La base del supporto del Togato è stata modificata, rialzandola, per inserire la struttura di un telaio su ruote utile a piccole movimentazioni in piano interne al museo. Da evidenziare che per la fine dell’anno è in programma la riapertura del «Medagliere» del Museo Nazionale Romano.

Statua di togato acefala. © MNR Archivio fotografico. Photo: Dinamica Studio

Gianfranco Ferroni, 04 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

Il Museo Nazionale Romano valorizza le «memorie sommerse» | Gianfranco Ferroni

Il Museo Nazionale Romano valorizza le «memorie sommerse» | Gianfranco Ferroni