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Ilaria Sponda
Leggi i suoi articoliRestituire un archivio non significa soltanto rimettere in ordine immagini e memorie, ma farle parlare di nuovo, collocarle in uno spazio capace di rispecchiare il percorso personale e culturale di un autore. Con Glen Luchford, fotografo inglese nato a Brighton nel 1968 e tra i più iconici della sua generazione, questa operazione assume il carattere di un intervento site specific unico: il suo archivio diventa collage, mappa visiva e gioco combinatorio che sviluppa per suggestioni e ricombinazioni fotografiche un’estetica che ha scardinato la tradizionale comunicazione a cavallo tra due secoli. A cura di Alessio de’ Navasques «Glen Luchford. Atlas» (dal 25 settembre al 23 novembre) da 10 Corso Como, a Milano, raccoglie oltre trent’anni di opere tra fotografie, collage e installazioni video e restituisce al pubblico un vero e proprio «archivio esploso, un unico lavoro site specific concepito dall’autore per 10 Corso Como», come spiega il curatore.
Negli anni ’90 Luchford si afferma nella fotografia di moda con uno stile cinematografico, segnato da un’ossessione per il movimento e profondamente ispirato alla libertà delle sottoculture post-punk e dello skateboard. A Londra aveva già trovato il suo territorio d’elezione nelle riviste indipendenti, da «i-D» e «The Face» fino alle pubblicazioni di nicchia che coltivavano la cultura giovanile e l’identità di strada. È qui che emergono corrispondenze non convenzionali: la collaborazione con hair-stylist e art director, la rottura con lo stereotipo di bellezza patinata, l’apertura a linguaggi alti e bassi, montati con la naturalezza di un film di culto. Le sue immagini, spesso pensate come sequenze cinematografiche, mostrano già da allora un interesse per lo storytelling visivo, capace di intrecciare linguaggi alti e bassi, set costruiti e vita quotidiana.

Collage con a sinistra uno scatto della campagna Gucci SS17, e a destra una fotografia da «Another Magazine», 2011, nella mostra «Glen Luchford. Atlas» da 10 Corso Como, Milano. Courtesy of © Glen Luchford
È con le campagne Prada, realizzate tra il 1996 e il 1998, che Luchford entra nell’Olimpo dell’immagine di moda. In tre anni di collaborazione, il fotografo porta nel linguaggio pubblicitario un’estetica cinematografica inedita, fatta di atmosfere sospese, set complessi e una modernità radicale che sconvolge le regole. Queste campagne dimostrano come la fotografia possa superare la funzione promozionale per diventare un documento culturale e artistico: le immagini, con la loro forza estetica e narrativa, generano un valore culturale durevole, che ancora oggi rappresenta un riferimento per il settore.
Tra i lavori più celebri spiccano i ritratti di Kate Moss, colta da Luchford nella sua dimensione più autentica e lontana dagli stereotipi patinati. Sono immagini che, per libertà e immediatezza, incarnano la cultura giovanile di una generazione, traducendola in un linguaggio globale. Il percorso espositivo presso la galleria di 10 Corso Como alterna fotografie, materiali editoriali e memorie personali del fotografo, mettendo in luce le corrispondenze non convenzionali tra le figure creative che popolavano la Londra di quegli anni. Non mancano i riferimenti personali: libri, appunti, immagini rimesse in circolo in forma di collage realizzati ad hoc per l’esposizione milanese.
La mostra non lascia fuori dall’equazione la tensione tra fotografia e cinema che ha segnato tutta la carriera del fotografo. Una tensione che lo ha portato a ridefinire il rapporto tra moda e storytelling, aprendo nuove possibilità per un linguaggio visivo capace di sedurre e, al tempo stesso, raccontare in immagini in movimento e fotografie che l’immagine e la moda condividono un valore sociale: entrambe raccontano mutamenti collettivi. Nelle sue fotografie, questi linguaggi si fondono per riconfigurarsi in un ritratto critico e anticipatore della contemporaneità. «Atlas» restituisce tutto questo in un allestimento che non si limita a guardare indietro, ma rilancia l’archivio come dispositivo vivo, pronto a generare nuovi sguardi e interpretazioni.

Collage con in alto Malgosia Bela per «Self Service Magazine», 2011, e in basso Stella Tennant per «Mirabella Magazine», 1997, nella mostra «Glen Luchford. Atlas» da 10 Corso Como, Milano. Courtesy of © Glen Luchford