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Sanzia Milesi
Leggi i suoi articoliL'abito non fa il monaco, questo è risaputo. Ciò che nessuno sa è: chi fa l’abito del monaco? Il marchigiano Filippo Sorcinelli è subito diventato noto al grande pubblico come «lo stilista del Papa». A poco più di vent'anni vestì il primo sacerdote; un alto prelato lo notò e iniziarono i suoi rapporti, ormai divenuti costanti, con il Vaticano: Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, e ora il nuovo Pontefice Leone XIV, che già alla prima messa indossava una sua casula (quella realizzata per Papa Francesco, con cui questi aprì la Porta Santa nel 2022).
Per appurare che il suo è un artigianato molto vicino all’arte, fino al 24 giugno si può visitare «Filippo Sorcinelli. Art in Respect Mostra Dialogante», la personale alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano in cui le sue creazioni dialogano con le opere tra gli altri di Raffaello, Caravaggio e Leonardo da Vinci.
Quale luogo migliore dell’Ambrosiana per respirare bellezza innalzando il pensiero al divino? Uno spazio in cui viene ad esempio custodita una borsa liturgica in velluto ricamato del 1400, nata per contenere i sacri lini utilizzati per la celebrazione eucaristica, probabilmente appartenuta all’antipapa Giovanni XXIII durante lo scisma d’Occidente. Oppure la scultura in cera policroma con preziosi lapislazzuli «Anima beata» di un anonimo lombardo del XVII secolo, così come le sfavillanti lamine d’oro che sono fiamme nel «Dannato» di un altro anonimo lombardo del XVII secolo. Sono questi i codici di Sorcinelli, i suoi materiali, il suo linguaggio. La sua scelta dei tessuti nel distretto di Como e Biella, le pietre dure dal Veneto, i ricami in Sicilia, gli argenti napoletani o lombardi, la ricerca di simboli nell'iconografia medievale e le sobrie decorazioni geometriche.
A dialogare invece con il «Ritratto di musico» di Leonardo da Vinci e i leonardeschi nella rinnovata Aula Leonardi (riallestita nel 2021) ci pensa il suo sontuoso piviale della Venerazione della Corona di Spine custodito alla Cattedrale di Notre-Dame. La sua ferula pastorale nello scalone d’ingresso incontra il calco in gesso della «Pietà» di Michelangelo (copia di Leone Leoni, 1560). La sua teca di pietre preziose gode dello sfondo della «Scuola di Atene» di Raffaello Sanzio, il gigantesco disegno preliminare di otto metri per tre realizzato per l’affresco in Vaticano (1483-1520). Mentre è la Sala Federiciana della Biblioteca, che custodisce i disegni originali del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, a ospitare gli espositori con le sue stoffe dorate e i gioielli incastonati.

Mitra di Papa Benedetto XVI

Copertura per il grande Evangelario Ambrosiano
«Sono emozionato, rivela Filippo Sorcinelli. Questa mostra racconta 25 anni di esperienza. Non solo la mia esperienza nell’arte sacra, ma anche tutto il percorso che ho fatto fin dal giorno in cui quel bambino di cinque anni ha scorrazzato nelle navate delle Chiesa di Mondolfo. L'Arte Sacra entra in dialogo con tutte le discipline. È la Bibbia che ne parla. L’operosità dell'uomo arriva a toccare tutti i sensi, e l'olfatto da sempre ha fatto parte del mondo della Chiesa e delle religioni. Quindi anche l'olfatto deve entrare in relazione con le opere, perché il profumo può confermare anche la bellezza esteriore che è finalizzata alla Bellezza di Dio».
Mani benedicenti e manichini adoranti abitano così le sale della Pinacoteca Ambrosiana di Milano con indosso mitra, casule e paramenti sacri disegnati da Sorcinelli in un percorso multisensoriale di fragranze.
Dress code in total black, tatuaggi e barba hipster, Filippo Sorcinelli da sempre sfida le apparenze. Nato nel 1975 nel piccolo borgo di Mondolfo, 14mila abitanti in provincia di Pesaro Urbino, dopo essersi diplomato in Arti Applicate a Fano (nonché in Organo al Conservatorio di Pesaro e poi a Roma), nel 2001 ha fondato l’Atelier Lavs-Laboratorio Atelier Vesti Sacre, ma anche «lode» in latino. Quartier generale a Mondolfo, con sartoria capitanata dalla zia e dalla sorella, e una sede produttiva a Sant’Arcangelo di Romagna (Rimini), impiega una trentina di giovani ragazzi, anche grazie ai negozi: ad Assisi e a due passi da Città del Vaticano quelli dei paramenti sacri, a Roma e a Milano quelli per le collezioni olfattive. Da sempre incline alla sinestesia, che non a caso dava il nome al festival cittadino di arte diffusa che ha ideato e diretto per anni nella sua Mondolfo, Sorcinelli nel 2013 ha infatti fondato un’altra azienda, una casa di profumi che porta il suo nome.
«La bellezza delle pale d’altare e l’odore dei cassetti in sacrestia fanno parte del mio cammino sin da quando avevo cinque anni e accompagnavo mia madre a pulire la chiesa di Mondolfo, accanto alla quale ha ora sede il mio atelier. A 13 ero organista al Duomo di Fano ed è così che ho interiorizzato quei codici di bellezza. Ho realizzato la prima casula come regalo per un amico che prese i voti nel Giubileo 2000, poi fu un passaparola, un susseguirsi di richieste. La telefonata dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, le vesti per Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, quelle esposte in mostra a Notre-Dame di Parigi, i lavori da New York a Gerusalemme, dal Sud Africa all’Australia, Russia compresa. Ora penso sia venuto il tempo di una Fondazione. A Monte Porzio, a due passi dalla mia Mondolfo, vorrei accogliere i visitatori in una galleria d’arte in cui esporre opere a rotazione, e perché no, finanziare le nuove generazioni».
Mentre celebra l'unione di sacro e profano, una curiosità resta: ma quanto costa il vestito di un Papa? «I Pontefici possono indossare anche mass-market da poche decine di euro. Il resto sono leggende. Il costo dei miei abiti si aggira dai 400 ai 7mila euro, ma spesso ne vengono omaggiati dagli Enti che li invitano. Quanto al mio percorso, la vita mi ha insegnato che la verità è un approccio fondamentale, e anche nei mercati musulmani non ho avuto problemi. Su tutto, contano competenza e sobrietà. Così di recente, ho tolto gli orecchini. Una cosa è certa: l'abito fa il monaco, e come!».

Casula d’oro con Mitra