«La leggitrice» di Pietro Magni

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«La leggitrice» di Pietro Magni

Da Brera al Palazzo Reale di Palermo

Cinque sculture del Neoclassicismo lombardo, di Canova, Pandiani, Spertini e Magni, in viaggio per la prima volta dopo 122 anni, in mostra grazie a un progetto di valorizzazione che lega la Fondazione Federico II alla Pinacoteca di Brera

«La vestale» e «La Maddalena penitente» di Antonio Canova, «Egle al fonte» di Giovanni Pandiani, «La scrittrice (la fidanzata italiana)» di Giovanni Spertini, «La leggitrice» di Pietro Magni. Cinque capolavori della scultura neoclassica lombarda, per la prima volta dopo 122 anni, lasciano Milano e la Pinacoteca di Brera e raggiungono il Palazzo Reale di Palermo, riconnettendo le proprie radici classiche alla storia della Magna Grecia. Qui, nella mattinata di oggi, i cinque marmi più una riproduzione in 3d della Vestale (destinata a non vedenti e ipovedenti) sono stati presentati con una piccola ma importante esposizione intitolata «La Grande Brera al Palazzo Reale di Palermo. La seduzione del classico in mostra», visibile fino al 24 novembre. «È una sinergia che ci dà l’opportunità dopo oltre un secolo di far uscire queste opere dalla Pinacoteca di Brera e di portarle nel Palazzo Reale di Palermo. Un’operazione di valorizzazione che include diverse opzioni: per chi non ha ancora visitato il Palazzo saranno comprese nel prezzo del biglietto, mentre chi il Palazzo lo ha già visto e vorrà vedere solo queste opere pagherà una tariffa ridotta di 3,50 euro», ha affermato Gaetano Galvagno, presidente della Fondazione Federico II. Un prezzo volutamente accessibile per opere capitali della storia dell’arte del nostro Paese, «perché tutti si devono avvicinare all’arte sempre di più e la Fondazione Federico II, con quasi un milione di visitatori all’anno, lavorerà per raggiungere obiettivi sempre migliori e per mettere in campo altre sinergie».

Da sinistra Angelo Crespi, Gianmarco Mazzi, Gaetano Galvagno durante la conferenza stampa al Palazzo reale di Palermo

«La scrittrice (la fidanzata italiana)» di Giovanni Spertini

«La vestale» di Antonio Canova

«La Maddalena penitente» di Antonio Canova

Negli appartamenti reali del Palazzo, ricchi di arredi, dipinti e sontuose decorazioni, la ricerca del perfetto equilibrio tra la bellezza ideale e quella naturale trova una delle sue massime sintesi nella «Maddalena penitente» di Canova, uno dei maggiori risultati della prima maturità dell’artista. Fortemente apprezzata da Stendhal, quest’opera coniuga aspetti eterei e carnali, pathos e drammaticità: i fluenti capelli ondeggiati che cadono sulle nude spalle incorniciano un volto con espressione penitente; la posizione inginocchiata, il teschio, il crocifisso e l’atteggiamento contemplativo, ne fanno «un’opera struggente, in grado di evidenziare il periodo di redenzione, dopo la conversione e l’incontro con Cristo», come sottolineano dal museo. Insieme a lei del Canova è esposta «La Vestale», leggiadra incarnazione dei canoni classici, di una bellezza simmetrica, proporzionata e perfetta. E poi ci sono: «Egle al fonte» di Giovanni Pandiani, talentuoso allievo dell’Accademia di Brera, autore di un’originale e morbida fusione tra verismo e genere grazioso; la naturalezza e aura borghese della «Scrittrice (la fidanzata italiana)», raffigurata con minuzia da Giovanni Spertini, eccellente ritrattista con una tensione romantica che si legge nelle ciocche dei capelli, nelle pieghe delle vesti, nel dinamismo di una mano guidata da un impeto creativo. E infine «La leggitrice» di Pietro Magni, sorpresa in un atteggiamento domestico, scalza, seduta su una sedia di paglia, immersa nella lettura, un realismo quasi accademico che suggerisce un’istantanea visione della quotidianità.

«Per la nostra nazione è importante valorizzare il patrimonio culturale: questo è un esempio virtuoso che mette in relazione due territori e due istituzioni importantissimi. È il frutto di una strategia che mira a esporre sempre di più i nostri beni culturali. L’Italia ha il maggior numero di siti Unesco, tra cui tra cui lo stesso Palazzo Reale di Palermo, abbiamo un patrimonio straordinario del quale è esposto meno del 20%», conclude il Gianmarco Mazzi, sottosegretario alla Cultura. Un progetto fondamentale dunque che vuole «ridare luce ai beni culturali attraverso piccole, ma importanti operazioni di valorizzazione, spiega Angelo Crespi, direttore generale della Pinacoteca di Brera. Un progetto di valorizzazione, cinque sculture danno la possibilità al turista e al cittadino di rivedere un proprio bene culturale, come il palazzo e la cappella palatina, illuminati da altre opere, di altrettanta bellezza e di epoche diverse. Lo si fa spesso con l’arte contemporanea, lo facciamo adesso con delle sculture del Neoclassicismo lombardo. Per Brera è importante far conoscere a tutti gli italiani il proprio patrimonio (portandolo anche in tournée). Palazzo Reale di Palermo è un luogo magnifico da cui promana una bellezza eterna e con un’identità molto forte, ci farebbe piacere ricambiare l’ospitalità accogliendo noi dei beni culturali siciliani».

 

 

Jenny Dogliani, 10 settembre 2024 | © Riproduzione riservata

Da Brera al Palazzo Reale di Palermo | Jenny Dogliani

Da Brera al Palazzo Reale di Palermo | Jenny Dogliani