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Da Amanita, a New York, sono esposte opere dell’artista inglese attraverso le quali interroga il tessuto sociale e la storia tra passato e presente, tra mito e realtà
- Alessia De Michelis
- 27 febbraio 2025
- 00’minuti di lettura


Craig Boagey, «Knowledge as Alchemy», 2024
Craig Boagey sviscera il rapporto tra umanità, terra e tecnologia
Da Amanita, a New York, sono esposte opere dell’artista inglese attraverso le quali interroga il tessuto sociale e la storia tra passato e presente, tra mito e realtà
- Alessia De Michelis
- 27 febbraio 2025
- 00’minuti di lettura
Alessia De Michelis
Leggi i suoi articoliL’artista Craig Boagey (Liverpool, Gran Bretagna, 1985) lavora prevalentemente con pittura e disegno, combinando vari media, e pone al centro delle sue opere soggetti allettanti, carnosi, a volte erotici, a volte perversi. Utilizzando spesso la natura, in particolare i funghi, come veicolo o strumento, Boagey cerca di discutere ed esaminare il comportamento umano e le nostre interrelazioni sociali con gli altri e con il mondo. I dipinti sono eseguiti con un preciso virtuosismo, spesso facendo riferimento alla teologia, alla mitologia, alla poesia e all’occulto per mettere in discussione il rapporto cognitivo dell’umanità con la terra e la tecnologia.
«Knowledge As Alchemy», che dal 28 febbraio al 30 marzo sarà aperta negli spazi newyorkesi di Amanita, pone una serie di domande e di verifiche sulla direzione in cui ci stiamo dirigendo, sui buchi di forma mistica nel tessuto della storia che ci hanno portato fin qui, su quanto siamo stati preventivi nelle nostre finzioni e mitologie, ecc. I dipinti di Boagey, contemporaneamente fotografici e idiosincraticamente pittorici, sembrano aver compiuto un ambiguo balzo in avanti nella nostra linea temporale, ma alla fine sono approdati in un luogo stranamente familiare.
In «I have no mouth, and I must scream», la scritta fluttua sopra un uomo retroilluminato che bacia il fondoschiena di una donna nuda, visto attraverso l’apertura a forma di cuore di una grotta sotto di loro. Il titolo fa riferimento all’omonimo racconto dello scrittore statunitense Harlan Ellison (1934-2018), ambientato in un paesaggio infernale successivo alla Terza guerra mondiale, dove un super computer ha ucciso tutti gli individui tranne cinque, per poi torturarli per vendetta. In «Zero Death, Eternal You», le parole riprendono un inciso del filosofo italiano Giordano Bruno (1548-1600) utilizzato sulla copertina del suo libro Il sigillo dei sigilli (1583), all’interno del quale si trova un’elaborazione delle sue teorie sulla mente umana e sui suoi straordinari poteri.