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All’ottavo piano della Torre della Fondazione Prada sono allestiti due progetti simili, ma intrinsecamente unici: il «Mouse Museum» degli anni Settanta e «suo figlio», il «Mouse Museum (Van Gogh Ear)» del 2022
- Cecilia Paccagnella
- 19 settembre 2025
- 00’minuti di lettura


Immagine del progetto «Atlas» all’ottavo piano della Torre di Fondazione Prada, Milano, con le opere di Claes Oldenburg e Alex Da Corte
Photo: Delfino Sisto Legnani-Dsl Studio. Courtesy Fondazione Prada
Claes Oldenburg e Alex Da Corte: due «Mouse Museum» allo specchio
All’ottavo piano della Torre della Fondazione Prada sono allestiti due progetti simili, ma intrinsecamente unici: il «Mouse Museum» degli anni Settanta e «suo figlio», il «Mouse Museum (Van Gogh Ear)» del 2022
- Cecilia Paccagnella
- 19 settembre 2025
- 00’minuti di lettura
Cecilia Paccagnella
Leggi i suoi articoliNell’ambito del progetto «Atlas», che porta alla Fondazione Prada di Milano allestimenti monografici o confronti fra artisti attivi tra il 1960 e il 2022, si incontrano per la prima volta due installazioni iconiche, firmate rispettivamente da Claes Oldenburg (Stoccolma, 1929-New York, 2022) e Alex Da Corte (Camden, New Jersey, 1980), accomunate da una riflessione disarmante su cultura pop, collezionismo e identità.
L’originale «Mouse Museum» (1965-77), concepito da Oldenburg e oggi prestato dal mumok-Museum moderner Kunst Stiftung Ludwig Wien di Vienna, non è solo un contenitore di oggetti: è un autoritratto costruito attraverso frammenti di produzione industriale americana, plastica, ironia e consumismo. La forma, ispirata a una fusione tra Topolino e un proiettore cinematografico, è già di per sé un manifesto. All’interno, una sfilata eterogenea di oggetti senza gerarchie guida lo spettatore lungo una narrazione fluida, quasi psichedelica.
Nel 2022, Da Corte riprende quel linguaggio per costruire il suo «Mouse Museum (Van Gogh Ear)», con una deviazione cupa e surreale: l’«orecchio» sinistro del topo è mozzato. Un’allusione al tormento del pittore Vincent van Gogh, ma anche un gesto critico e affettuoso verso la lezione di Oldenburg. I suoi oggetti, da una bacchetta magica di Harry Potter a un calco del viso di Marcel Duchamp, sono schegge di memoria personale, ma anche archeologia pop.
Esposte da ieri, 18 settembre, una vicina all’altra, all’ottavo piano della Torre della sede milanese, le due opere si pongono come un dialogo aperto tra generazioni e visioni artistiche diverse: da una parte la lucida ironia di Oldenburg, dall’altra la malinconia brillante di Da Corte. Tuttavia, resta la medesima interpretazione del concetto di museo non come luogo della conservazione, ma come spazio dell’immaginazione e del sé.

Claes Oldenburg, «Mouse Museum», 1965-77. Photo: Delfino Sisto Legnani-Dsl Studio. Courtesy Fondazione Prada

Alex Da Corte, «Mouse Museum (Van Gogh Ear)», 2022. Photo: Delfino Sisto Legnani-Dsl Studio. Courtesy Fondazione Prada