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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliL’arte come rifugio, non solo inteso come spazio fisico di protezione, ma anche come luogo di coesistenza tra specie, culture e ambienti. Questo è il tema della Helsinki Biennial 2025, terza edizione della biennale nordica d’arte contemporanea, nata nel 2021, che si svolge dall’8 giugno al 21 settembre. Curata da Blanca de la Torre, direttrice dell’Ivam di Valencia, e da Kati Kivinen, storica dell’arte e curatrice di mostre, di base a Helsinki, la rassegna, che si distingue per il suo approccio sostenibile (anche in linea con l’obiettivo della capitale finlandese di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2030), si concentra sulla biodiversità e sulla connessione tra esseri umani e natura. Propone molte opere site specific, molte inedite, che interrogano la fragilità degli ecosistemi e la necessità di un cambiamento di paradigma nella nostra interazione con l’ambiente. Tre le sedi principali: la suggestiva isola di Vallisaari, oggi riserva naturale, l’Helsinki Art Museum-Ham e, per la prima volta, l’Esplanade Park, un ampio spazio verde al centro della città. Il titolo è «Shelter: Below and Beyond, Becoming and Belonging» (Rifugio: sotto e oltre, divenire e appartenere).
«Il nostro obiettivo per questa edizione della Biennale è di incoraggiare un’evoluzione delle mentalità, allontanandoci dall’approccio antropocentrico e puntando a una migliore comprensione del delicato e non equilibrato rapporto tra uomo e natura. Come curatrici preoccupate per l’attuale emergenza ecologica, cerchiamo ed esploriamo strategie perché l’arte contemporanea sia uno strumento per affrontare la crisi climatica ed ecologica», hanno spiegato le curatrici. I protagonisti di queste installazioni sono «non umani»: piante, animali, funghi, minerali. Alcuni lavori, commissionati appositamente per la Biennale, sono destinati a restare alla città che, con le precedenti edizioni, si è già arricchita di opere di artisti come Alicja Kwade, Laura Könönen e il collettivo Keiken.
Tra gli artisti presenti quest’anno, Giuseppe Penone, Yayoi Kusama, Olafur Eliasson, Carola Grahn, Tania Candiani ed Ernesto Neto. Sbarcando sull’isola di Vallisaari, il visitatore si imbatte subito in «Under Cover» (2025), un’opera di Pia Sirén realizzata con materiali riciclati, che raffigura un paesaggio fittizio con cielo, colline, foreste, mascherando le varie strutture e «tracce umane» del molo, e invitando a riflettere sull’impatto antropico. «Stranding» (2025) di Sara Bjarland è un gruppo scultoreo di bronzo che si ispira alle forme dei giocattoli gonfiabili da spiaggia, ironizzando sulla presenza dei rifiuti plastici sui litorali. Ernesto Neto, noto per le sue installazioni sensoriali, invita i visitatori a entrare nella sua opera «Vallisaari Bird» (2025), una tenda a forma di uccello realizzata con una rete all’uncinetto contenente oggetti e pietre raccolte sull’isola. L’opera sonora di Hans Rosenström, «Tidal Tears» (2025), riproduce suoni naturali, udibili e non. Tornando in città, all’Ham, i temi centrali dell’esposizione sono identità, colonialismo e connessione con la natura. Carola Grahn, il cui lavoro è impregnato della cultura Sami, espone la serie «Notes on Hide: Panorama» (2025), opere tessili che esplorano l’eredità del colonialismo, utilizzando materiali come fili di lana e pelle di renna. Sull’Esplanade Park, Kalle Hamm & Dzamil Kamanger presentano «Bug Rugs» (2025), sculture che fungono da alberghi per insetti, mentre Geraldine Javier propone una nuova edizione di «Earth, Water, Air, Fire, Void» (2025), un’installazione con talismani protettivi per alberi, piante e materiali riciclati, realizzata con la partecipazione di bambini e abitanti di Helsinki.