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«Sister Sadie the Rabbi Lady» (1983) di Jean-Baptiste Carhaix (particolare). © Jean-Baptiste Carhaix. Cortesia della Galerie Vrais Rêves, Lione. Foto © Centre Pompidou, Mnac-Cci/Bibliothèque Kandinsky/Dist. Rmn-Gp

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«Sister Sadie the Rabbi Lady» (1983) di Jean-Baptiste Carhaix (particolare). © Jean-Baptiste Carhaix. Cortesia della Galerie Vrais Rêves, Lione. Foto © Centre Pompidou, Mnac-Cci/Bibliothèque Kandinsky/Dist. Rmn-Gp

Al Pompidou 500 opere sotto l’Arcobaleno e tutto Norman Foster

Film, performance, testi scritti, documenti d’archivio contro ogni forma di omofobia e la meravigliosa carriera della super archistar britannica

Luana De Micco

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Il Centre Pompidou rilegge la sua collezione in chiave Lgbt. Attingendo ai suoi fondi e a quelli della Bibliothèque Kandinsky (che si è di recente arricchita di libri, riviste e foto del mondo queer e transgender), il Musée National d’Art moderne propone, dal 28 giugno al 13 novembre, la mostra «Over the Rainbow». Un titolo che rinvia immediatamente alla famosa canzone cantata da Judy Garland per il film «Il mago di Oz» del 1939, diventato un inno del movimento di liberazione sessuale e che ispirò probabilmente la bandiera arcobaleno simbolo del movimento Lgbt.

L’intenzione, nota il museo, è «di mostrare come, dall’inizio del ’900, gli artisti hanno contribuito a trasformare la rappresentazione delle sessualità dette “minoritarie” e hanno partecipato alle lotte portate avanti dalle comunità Lgbtqia+ per il riconoscimento dei loro diritti». Film, performance, testi scritti, le opere presentate, più di 500, a cui si aggiungono documenti di archivio, hanno tutte ovviamente una spiccata dimensione sociale e denunciano ogni forma di omofobia.

In una disposizione cronologica, tra i primi artisti esposti è Jean Cocteau, scrittore, regista, pittore, autore nel 1928 del Livre blanc, un testo autobiografico e pioniere, considerato il suo «manifesto» omosessuale. Il museo ricorda la figura di Natalie Clifford Barney, poetessa statunitense stabilitasi a Parigi nel 1899, che animò uno dei salotti letterari più frequentati. Non fece mai mistero delle sue preferenze sessuali, dichiarandosi apertamente lesbica.

Sono allestiti poi gli scatti dei nudi maschili di Raymond Voinquel (1912-94), fotografo di moda e cinema, che esaltò la sensualità dei muscoli, le produzioni militanti degli anni Settanta sviluppate intorno al Fhar, il Fronte omosessuale d’azione rivoluzionaria, e le opere dei collettivi d’artisti queer come Boy/Girl with Arms Akimbo, nati in piena epidemia di Aids.

Fino al 7 agosto il Centre Pompidou allestisce anche una retrospettiva dedicata all’architetto britannico Norman Foster. Il percorso tematico, diviso in sette sezioni, di cui Foster (87 anni) ha ideato la scenografia, permette di scoprire, con il supporto di video, modellini, schizzi, foto e quaderni di appunti, 130 progetti realizzati in tutto il mondo dallo studio Foster + Partners: la sede centrale della Hsbc di Hong Kong (1979-85), città dove di Foster è anche l’aeroporto internazionale (1992-98), il Carré d’Art, museo d’arte contemporanea di Nîmes (1984-93), l’Apple Park di Cupertino, negli Usa (2009-17), fino al più recente museo archeologico Narbo Via di Narbona (2021). Sono esposte anche opere di Brancusi, Léger, Boccioni e Ai Weiwei, artisti che sono stati fonti di ispirazione per il celebre architetto.

«Sister Sadie the Rabbi Lady» (1983) di Jean-Baptiste Carhaix (particolare). © Jean-Baptiste Carhaix. Cortesia della Galerie Vrais Rêves, Lione. Foto © Centre Pompidou, Mnac-Cci/Bibliothèque Kandinsky/Dist. Rmn-Gp

Luana De Micco, 26 giugno 2023 | © Riproduzione riservata

Al Pompidou 500 opere sotto l’Arcobaleno e tutto Norman Foster | Luana De Micco

Al Pompidou 500 opere sotto l’Arcobaleno e tutto Norman Foster | Luana De Micco